jazz
‹ǧä∫› (in origine jass) s. ingl. [voce gergale di etimo incerto], usato in ital. al masch. – 1. Genere di musica sorto all’inizio del sec. 20° negli Stati Uniti d’America dall’incontro fra la sensibilità musicale della comunità negro-americana e la tradizione europea (musica bandistica, musica da ballo semicolta e musica popolare soprattutto), fondato sul ragtime e su elementi derivati dal folclore negro (blues, canti di lavoro, canti religiosi). Rapidamente diffusosi in tutto il mondo, è suddiviso in alcuni stili fondamentali (New Orleans, dixieland, swing, be-bop, cool, West Coast, hard bop, free, ragtime, Western swing, ecc.), che, pur diversi talora profondamente tra loro, sono tutti caratterizzati dall’improvvisazione, da una particolare tensione ritmica basata sull’accentuazione dei tempi deboli della battuta (swing) e da una tecnica strumentale estremamente libera ed eterodossa. Le denominazioni j. caldo e j. freddo per indicare rispettivam. il jazz tradizionale (dixieland e New Orleans) e il jazz moderno (dal be-bop in poi) sono ormai in disuso: quando non sai cos’è, allora è jazz (Alessandro Baricco); sono frequenti le denominazioni di varî altri generi: cool j., acid j., latin jazz. 2. In funzione aggettivale, jazzistico: musica, complesso, orchestra jazz.