lacerare
v. tr. [dal lat. lacerare] (io làcero, ecc.). – 1. Ridurre in brandelli, strappare malamente senza usare strumenti taglienti, in modo che ne risultino pezzi o aperture con orli ineguali e discontinui: l. una lettera, un vestito. Riferito a tessuti organici, produrre una rottura traumatica (v. lacerazione): una scheggia gli ha lacerato la guancia. Della terra, solcare, fendere: il vomero lacerava il terreno. Nell’intr. pron., subire strappi e rotture: l’abito s’è lacerato in più punti; certe stoffe, a tenerle piegate, si lacerano; di tessuti organici, subire una lacerazione. 2. fig. Colpire con violenza, dando la sensazione di una rottura traumatica, e, in senso più astratto, tormentare dolorosamente e acutamente, straziare: un urlo di sirena lacerò le nostre orecchie; i rimorsi le laceravano l’anima; essere lacerato dall’invidia, dal sospetto, ecc.; l. la fama di qualcuno, calunniarlo, attaccarlo con la maldicenza. ◆ Part. pres. lacerante, anche come agg.: ferite dovute a un corpo lacerante; fig.: grido, fischio lacerante; dolore, rimorso lacerante; tutte le passioni più laceranti gli tormentavano il cuore (Deledda).