laico devoto
loc. s.le m. Chi si dichiara laico, ma si preoccupa al tempo stesso di tutelare e difendere tradizioni e contenuti di una fede religiosa. ◆ [Rocco] Buttiglione è in primo luogo un uomo politico che ha subito uno smacco di fronte all’intera Europa. […] ci sono alcuni «laici devoti» (teocon de noantri) che si sono gettati su questa storia con fini strumentali ancora più evidenti. Questi «teisti senza valori», come sono stati definiti, vedono nel ritorno a una indefinita spiritualità, in una crociata integralista svolta in nome della libertà, un’utile tattica per cercare di riversare sul centrodestra il voto di chi in buona fede teme le «persecuzioni anticristiane» e il «totalitarismo di sinistra». (Corrado Augias, Repubblica, 23 novembre 2004, p. 18, Commenti) • Le prime esternazioni dei ministri riguardano famiglia e laicità dello Stato. «La questione vera è la laicità della politica. I radicali pongono questioni datate di qualche secolo. Ma diffido anche dei laici devoti, di chi vorrebbe trasferire un valore in una norma. La grande tradizione del popolarismo italiano non ha ignorato i valori, ma li ha mediati politicamente» [Ciriaco De Mita intervistato da Aldo Cazzullo]. (Corriere della sera, 24 maggio 2006, p. 8, Politica) • Se posso tentare un azzardo, direi che un eventuale suggerimento delle gerarchie potrebbe aver maggior effetto sui Movimenti e sull’area dei laici devoti, più che sul generico elettorato se in contrasto con il suggerimento delle diocesi periferiche con opinioni ormai autonome. (Ettore Gotti Tedeschi, Sole 24 Ore, 27 marzo 2008, p. 14, Commenti e Inchieste).
Composto dal s. m. laico e dall’agg. devoto, sul modello di ateo devoto.
V. anche ateo clericale, ateoclericalismo, ateo devoto.