lancia1
lància1 s. f. [lat. lancĕa] (pl. -ce). – 1. a. Arma da urto e più raram. da getto, usata fin dai tempi più antichi, e poi nel medioevo e nell’età moderna, da combattenti a piedi o a cavallo, ma anche in giostre e tornei (e ancora oggi presso alcune popolazioni), formata da un’asta di varia lunghezza con all’estremità superiore un ferro acuto, oppure una punta di osso, di corno, o, anticam., di pietra: impugnare, alzare, abbassare la l.; mettere la l. in resta, correre con la l. in resta (v. resta3); fig.: Sanz’arme n’esce e solo con la lancia Con la qual giostrò Giuda, e quella ponta Sì, ch’a Fiorenza fa scoppiar la pancia (Dante). Locuzioni: correre lancia, o la l., o una l., ant., fare un assalto in una giostra o torneo; con sign. sim., rompere, spezzare una l.; anche oggi, fig., spezzare una l. in favore di qualcuno, prenderne le difese con atti o discorsi; ant., rompere la prima l., entrare nel primo scontro, e, fig., accingersi a un’impresa più o meno rischiosa. b. Per metonimia, riferito a persona, una buona l., un guerriero valente nel maneggiarla. Nelle milizie medievali, lancia, cavaliere armato di lancia: li Inghilesi ... furono i primi che recarono in Italia il conducere la gente da cavallo sotto il nome di lance (F. Villani); e tassa o data delle l. (o anche assol. lancia) fu detta talvolta nel Veneto e nel Fiorentino l’imposta, più comunem. chiamata tassa dei cavalli, destinata al mantenimento dell’esercito. Lancia spezzata, antica denominazione di soldati scelti, tratti dai più arditi e valorosi cavalieri, che costituivano una milizia speciale di guardia alla persona del sovrano: uscì ... in mezzo delle sue lance spezzate (Varchi); al plur., ha indicato anche altre specie di milizie: le l. spezzate di Giovanni dalle bande nere, del duca Valentino; fig., non com., essere la l. spezzata di qualcuno, esserne il compagno fidato e devoto, pronto a prenderne le difese (per lo più spreg., per indicare chi sta intorno a un personaggio influente). 2. Per analogia: a. Arnese di ferro, di forma simile all’arma, per la pesca dei tonni, dei delfini, ecc. b. In marina, l. di scandaglio, asta con estremità a uncino per prelevare campioni dal fondo marino. c. Estremità appuntita dei singoli elementi verticali di un cancello metallico. d. Attrezzo costituito da un tubo metallico in cui un liquido viene spinto a pressione e lanciato all’esterno; in partic., in agricoltura, organo distributore della irroratrice, che può essere adoperato a mano; negli impianti antincendio, l. a cannoncino, dispositivo orientabile, a lunga gittata, montato su appositi carrelli o su grosse autopompe serbatoio, in dotazione agli aeroporti o alle raffinerie. e. In pirotecnica, tipo di bengala di piccolo calibro, di forma allungata. f. L. termica, attrezzatura usata per forare pareti di grosso spessore di calcestruzzo, di pietra o di metallo: è formata da un tubo di ferro di diametro e lunghezza variabili (in genere da 1 a 2 cm di diametro e da 3 a 6 m di lunghezza), riempito parzialmente di fili di ferro e collegato mediante un tubo flessibile a una bombola d’ossigeno dotata di un rubinetto d’erogazione; avvicinata una fiamma all’estremità della lancia da cui affluisce l’ossigeno, la lancia stessa brucia consumandosi a temperatura molto elevata, con formazione di ossido di ferro che, nel caso di fori nel calcestruzzo, si combina con la silice formando un silicato con temperatura di fusione relativamente bassa. 3. fig. Colpo di lancia: in veterinaria, depressione che può trovarsi alla base del collo dei cavalli. ◆ Dim. lancétta (v.), lanciòla (v.); accr. lancióne m. (v. lancione1). V. anche lanciotto.