larghe convergenze
loc. s.le f. pl. In politica, accordi grazie ai quali possono convergere posizioni diverse, anche opposte tra loro. ◆ Così, per il momento, i Popolari badano bene a tenersi bassi, a lanciare solo vaghi accenni alla necessità di «larghe convergenze» che saranno difficili sul ministro del Tesoro: (Stefano Marroni, Repubblica, 16 marzo 1999, p. 9, Politica) • Abbiamo una fortuna: al Quirinale c’è [Carlo Azeglio] Ciampi e, come ha detto in questi giorni, «sulle riforme vanno cercate le più larghe convergenze, non è utile procedere a colpi di maggioranza». Mi piacerebbe che il presidente tenesse un diario. Come sono convinto che i libri di memorie per essere sinceri, «veri», andrebbero pubblicati postumi, così penso che gli appunti del capo dello Stato sarebbero molto utili per gli storici di domani. (Enzo Biagi, Corriere della sera, 3 ottobre 2004, p. 1, Prima pagina) • Anche Walter Veltroni, parlando nel Nord Est ha toccato questo problema: «Il cardinal [Angelo] Bagnasco ha ragione – ha detto il leader del Pd – ad affermare che il problema dei salari e degli stipendi deve essere un tema di larghe convergenze. L’impoverimento delle famiglie e la necessità di far fronte con politiche adeguate all’aumento di salari e stipendi sono un’emergenza». (Raffaello Masci, Stampa, 12 marzo 2008, p. 3, Politica).
Composto dall’agg. largo e dal s. f. convergenza.
Già attestato nella Repubblica del 6 settembre 1984, p. 2 (Enzo Cirillo).
V. anche larghe intese.