larva
s. f. [dal lat. larva, con i primi 3 sign.; il passaggio al sign. zoologico (avvenuto con Linneo, 1735) è dovuto al fatto che il bruco è considerato come la «maschera» dell’insetto perfetto]. – 1. Nome che gli antichi Romani davano agli spiriti errabondi e malefici dei morti che in vita erano stati malvagi. 2. a. estens. Spettro, fantasma, ombra: S’odon fremendo errar l. maligne (T. Tasso); corrusche D’armi ferree vedea l. guerriere Cercar la pugna (Foscolo); apparizione di l. notturne; minacciose l. gli turbavano la fantasia, i sogni. b. fig. Creazione della fantasia, falsa sembianza, vana apparenza: inseguire larve di gloria; questa che abbiamo è soltanto una l. di libertà; privata così della sua essenza, non era più la religione, ma una l. come l’altre (Manzoni); del patrio nido I silenzi lasciando, e le beate Larve e l’antico error (Leopardi), i sogni e le illusioni giovanili. Con riferimento a persone: è una l., pare una l., è ridotto una l., è la l. di sé stesso, di persona assai magra, sparuta, spec. per malattia; si è ridotto ormai a una l. d’uomo, a una l. umana (anche per degradazione sociale o morale); e in genere, di persone che non hanno (o non hanno più) l’autorità, l’influenza, il prestigio del loro grado: è una l. di sovrano, di magistrato, ecc. 3. poet. ant. Maschera: come gente stata sotto larve Che pare altro che prima, se si sveste La sembianza non sua in che disparve ... (Dante). 4. In zoologia, larva (o forma larvale), lo stadio immaturo che, nello sviluppo post-embrionale di alcuni animali, sguscia dall’uovo presentando caratteristiche morfologiche, fisiologiche ed ecologiche per lo più diverse da quelle che caratterizzano l’adulto, e che sono raggiunte attraverso una serie di più o meno profondi cambiamenti e stadî larvali successivi che nel loro complesso costituiscono la metamorfosi.