lavabo
s. m. [dal lat. lavabo, futuro del v. lavare «lavare» (v. oltre)] (pl. -i o invar.). – 1. a. Il momento della messa, all’offertorio, in cui il sacerdote, lavandosi le mani, recitava, secondo la vecchia liturgia, alcuni versetti del salmo 25, che incominciano con le parole Lavabo inter innocentes manus meas «laverò tra gli innocenti le mie mani»; nella nuova liturgia, tali versetti sono stati sostituiti dalla più breve invocazione Lava me, Domine, ab iniquitate mea, et a peccato meo munda me (versetto 4 del salmo 50), cui corrispondono, nella messa in italiano, le parole «Lavami, Signore, da ogni colpa, purificami da ogni peccato». b. Una delle tre cartaglorie: quella che, prima della riforma liturgica, era posta sull’altare dal lato dell’Epistola e su cui erano stampati i versetti del salmo 25, da recitarsi al lavabo. 2. estens. a. Piccolo acquaio nelle sagrestie, dove i sacerdoti si lavano le mani prima di indossare le vesti liturgiche per la messa. b. Vocabolo usato genericam. come sinon. di lavamano e di lavandino. c. non com. L’ambiente, soprattutto dei pubblici locali, dove si trovano gli impianti sanitarî e igienici.