lavacro
s. m. [dal lat. tardo lavacrum, der. di lavare «lavare»]. – 1. letter. a. Recipiente, luogo dove bagnarsi, e anche il liquido che vi è contenuto: i caldi l. t’apparecchia La mia bionda Ecamede (V. Monti). b. non com. Atto, operazione del lavare, del lavarsi; fig., purificazione: sottomettersi al giudicio e al l. della confessione (Cavalca); santo l., il battesimo e, in senso concr., il fonte battesimale: Carlo dal salutifero lavacro Con cerimonie debite levolla (Ariosto); l. di sangue, il martirio. 2. poet. Acqua, corso d’acqua: Te beata, ... pe’ lavacri Che da’ suoi gioghi a te versa Apennino (Foscolo); dell’argentino fiume Alla pura corrente, ed ai lavacri Di viva ridondanti acqua perenne (Pindemonte); con accezione più partic.: oh tepidi Lavacri d’Aquisgrano! (Manzoni), le sorgenti termali di Aquisgrana, nella Germania nord-occidentale.