lavoratore della conoscenza
loc. s.le m. Chi mette a profitto conoscenze teoriche e specialistiche, spesso con contratti di collaborazione, specialmente nel mercato editoriale, dell’economia e delle tecnologie dell’informazione. ◆ [Aldo] Bonomi – sociologo dei territori e del capitalismo molecolare – guarda a quella città infinita che si estende tra Varese e il Veneto passando per Milano, guarda alle nuove professioni, agli artigiani, alle piccole imprese, alla terziarizzazione economica e sociale, alle pratiche di rete, ai lavoratori della conoscenza. (Lelio Demichelis, Stampa, 4 dicembre 2004, Tuttolibri, p. 6) • la società dell’informazione ha cambiato la qualità dei lavoratori: oggi, in un’impresa dei servizi, i lavoratori della conoscenza sono almeno il 25%. In modelli organizzativi di straordinario successo come quello Toyota, molto di più. Nel senso che informazioni e conoscenze sono messe al cuore dell’organizzazione, salgono e scendono, vengono scambiate, rimescolano le gerarchie tradizionali. (Danilo Taino, Corriere della sera, 27 gennaio 2006, p. 41, Economia) • Nell’ascesa della Cina e dell’India come nuove superpotenze dell’economia globale qual è la conseguenza di lungo termine che secondo lei ci riserverà le maggiori sorprese? «L’impatto sull’economia globale è immenso e continuerà a crescere, e tuttavia mi pare che la dimensione economica sia quella più facile da capire. È ormai chiaro che non sono solo i nostri operai ma anche i colletti bianchi, i laureati, i “lavoratori della conoscenza” che dovranno competere con molti milioni di giovani cinesi e indiani» [Barry Eichengreen intervistato da Federico Rampini]. (Repubblica, 7 gennaio 2008, p. 7, Economia).
Espressione composta dal s. m. lavoratore, dalla prep. della e dal s. f. conoscenza, ricalcando l’ingl. knowledge worker.
Già attestato nella Repubblica del 12 novembre 1993, Affari & Finanza, p. 1.
V. anche brainworker, cognitario, knowledge worker.