lavoro a termine
loc. s.le m. Rapporto di lavoro la cui durata è prestabilita nel contratto che lo regola. ◆ «Il lavoro interinale non sostituisce quello a tempo pieno. Ci sono sovrapposizioni ma sono marginali. Il lavoro a termine non ruba spazio a quello a tempo indeterminato che resterà il nucleo centrale e forte. Il problema è far crescere l’altro lavoro» [Innocenzo Cipolletta]. (Sole 24 Ore, 31 ottobre 2000, p. 16, Italia-Lavoro) • [riquadro] Nascono nuove formule di lavoro a termine. Debutta nel nostro ordinamento il modello del lavoro a termine, così come previsto dalla direttiva europea. Può avere una durata massima di 3 anni. Può essere prorogato una sola volta se, in precedenza, la durata era stata inferiore ai tre anni. In ogni caso la durata massima non può andare oltre i 3 anni. (Giornale, 29 giugno 2001, p. 2, Il fatto) • «Al momento non sono state programmate quelle assunzioni a tempo determinato che l’azienda aveva annunciato negli accordi sindacali – spiega Michelangelo Castelli – posti di lavoro “a termine”, chiaramente, che però potrebbero comunque rappresentare qualcosa di importante nella lotta alla disoccupazione e che, comunque, rappresentano qualcosa di indispensabile per permettere ai portalettere di espletare sin d’ora il lavoro senza entrare in “patimento” a fronte degli organici ridotti a causa delle ferie». (Giulio Gavino, Stampa, 19 giugno 2008, Imperia, p. 75).
Espressione composta dal s. m. lavoro, dalla prep. a e dal s. m. termine.
Già attestato nella Repubblica del 12 maggio 1984, p. 45.