lebbra
lébbra (o lèbbra; letter. lébra, ant. lépra) s. f. [dal lat. lepra, gr. λέπρα, der. di λέπω «squamare»]. – 1. Grave malattia contagiosa a decorso cronico, di cui è agente patogeno un batterio (Mycobacterium leprae) e le cui manifestazioni più caratteristiche sono la comparsa sulla cute, sui nervi periferici e a carico di varî organi interni, di noduli di varia grossezza (nella l. lepromatosa o nodulare o tuberosa); la forma detta l. tubercoloide è invece caratterizzata dall’evoluzione più benigna e dalla limitazione delle lesioni (eritematose, eritemato-papulose, nodulari) alla cute e (nodulari) ai nervi periferici. Per la sua gravità, e soprattutto per l’evidenza delle sue manifestazioni cutanee, è frequente come termine di similitudine: fuggire, evitare qualcuno come la l. o come se avesse la l.; temere qualcosa come la lebbra. 2. estens. Nome di alcune malattie delle piante provocate da parassiti fungini diversi e che hanno aspetto vario secondo le specie: l. del pesco, del mandorlo, del susino, sinon. di bolla (v. bolla1, n. 5); più specificamente, l. dell’olivo, sinon. di cilindrosporiosi; l. della barbabietola, malattia che determina formazioni di tumori radicali grossi fino a 9 cm, provocata dal fungo Urophlyctis leproides. 3. fig. non com. a. Processo di consunzione e disgregazione che agisce su opere architettoniche, sculture, ecc.: la l. che corrode i palazzi veneziani. b. Male morale che contamina e in certo modo piaga l’animo: infettato ... dalla l. del peccato (Segneri); società ... immune dalla l. del denaro (Bontempelli).