lega2
léga2 s. f. [lo stesso etimo della voce prec.]. – 1. a. Materiale metallico ottenuto per solidificazione di una miscela fusa costituita da un metallo cui vengono aggiunti uno o più elementi (anche non metallici) allo scopo di modificarne, rendendole più adatte all’impiego voluto, le proprietà fisiche e meccaniche; ne risulta un aggregato intimo cristallino omogeneo in cui i componenti, pur non combinandosi tra loro, si disperdono in vario modo l’uno nell’altro. Le leghe vengono indicate, oltre che con nomi proprî (bronzo, ottone), con il nome dei componenti (per es., lega di rame e zinco), con quello dell’elemento presente in percentuale maggiore (leghe di alluminio, leghe di rame), in base al numero dei componenti (l. binarie, l. ternarie), con riferimento a caratteristiche particolari (l. magnetiche, l. leggere), o in relazione all’uso (l. antifrizione, l. per utensili, e le l. tipografiche, di piombo, antimonio e stagno, per la fabbricazione dei caratteri di stampa). b. Nel linguaggio corrente, la quantità di metallo vile che viene aggiunta al metallo nobile: c’è molta l., c’è troppa lega, parlando di monete d’oro e d’argento, il metallo di minor valore fuso insieme con il metallo prezioso. Per le leghe d’oro, e con riferimento ai componenti, è detta l. rossa quella di oro e di rame, e l. bianca quella di oro e di argento. 2. Locuzioni di uso com.: metallo di buona l., di cattiva l., secondo che le proporzioni dei componenti siano giuste o meno; di bassa l., quando il metallo meno nobile è in quantità maggiore; metalli che fanno l., che si fondono bene insieme. Queste locuz. sono adoperate anche in senso fig., con riferimento alla qualità, al pregio di persone o cose: vocaboli, prosa di buona l.; i miei sonetti son pochi, di bassa l. (Redi); scherzo di cattiva l., di cattivo gusto; gente di bassa l., di condizione o di comportamento riprovevole, moralmente discutibile; non pratico individui di quella l., di quella risma.