lelemorismo
s. m. (iron. spreg.) Capacità deteriore di insinuarsi e condizionare con le proprie scelte l’ambiente dell’intrattenimento e dello spettacolo, attribuita all’agente Lele Mora, noto alle cronache per le vicende collegate allo scandalo di Vallettopoli. ◆ C’era un metodo infallibile, fino a poco tempo fa: appena si vedeva uno qualsiasi, fino a quel momento oscuro ai più, diventare ospite in tutti quei programmi pomeridiani e no che si reggono sulla sfilata di tipi e tipe appariscenti, potevi scommettere che quel qualcuno era appena entrato nella scuderia di Lele. L’apice del «lelemorismo», diventato un neologismo ad effetto e molto condiviso, è nei primi cinque anni del nuovo secolo: (Antonio Dipollina, Repubblica, 6 dicembre 2006, p. 30, Cronaca) • [tit.] Se la tv muore di «lelemorismo» [testo] […] una cosa è certa, sinistramente certa: da almeno una decina d’anni la nostra tv sta morendo di «lelemorismo». Il «lelemorismo» (Lele Mora come simbolo dello strapotere degli agenti delle starlet) è un lento e costante abbassamento dello standard linguistico della nostra tv. […] Il «lelemorismo» è il contrario della professionalità, è l’arroganza del niente che fa strame di direttori di rete (non contano più niente), di strategie editoriali, di un rispetto intellettuale del mezzo. […] Il «lelemorismo» ha poi introdotto in tv la tabe di ogni discussione, l’autoreferenzialità: i protagonisti se la suonano e se la cantano, persino con la complicità di trasmissioni un tempo ritenute serie. Il «lelemorismo» è analfabetismo sociale di ritorno. Questo è. (Aldo Grasso, Corriere della sera, 24 marzo 2007, p. 49, Terza pagina).
Derivato dal nome proprio Lele Mora con l’aggiunta del suffisso -ismo.