letargo
s. m. [dal lat. lethargus, gr. λήϑαργος, comp. di λήϑη «oblio» e ἀργός «inerte»] (pl. -ghi). – 1. a. In biologia, periodo di vita latente trascorso da animali diversi (soprattutto vertebrati omeotermi) in seguito a condizioni ambientali sfavorevoli: nei mammiferi è caratterizzato da forte abbassamento della temperatura corporea, rallentamento del battito cardiaco, riduzione dell’attività metabolica, con consumo delle riserve di grasso accumulate prima del periodo letargico; si distingue un l. invernale, o ibernazione, e un l. estivo, o estivazione. b. Nell’uomo, altro modo di designare alcune condizioni di ipersonnia patologica; per estens., sonno lungo e profondo in genere: cadere, essere, giacere in letargo. c. fig. Stato di sonnolenza, di torpore, d’inerzia spirituale o morale: destare un popolo dal suo secolare l.; Qual sonno o qual l. ha sì sopita La tua virtute? (T. Tasso); quindi, anche, cagione di oblio: Un punto solo m’è maggior letargo Che venticinque secoli a la ’mpresa Che fé Nettuno ammirar l’ombra d’Argo (Dante). 2. In botanica, sinon. di vita latente o di dormienza, com’è presentata dai semi o dai germogli sotterranei (rizomi, bulbi, tuberi) o anche da piante aeree (fanerofite) quando, per le condizioni esterne, rallentano le funzioni (respirazione) o le sopprimono (fotosintesi).