letterato1
letterato1 (ant. litterato) s. m. e agg. (f. -a) [dal lat. litteratus, der. di littĕra «lettera»]. – 1. Chi si dedica attivamente allo studio della letteratura e svolge abitualmente o professionalmente attività letteraria (come scrittore, come studioso, come critico, ecc.); più genericam., persona fornita di larga dottrina: un gran l., un valente l.; darsi aria di l.; E litterati grandi e di gran fama (Dante); la lettera se la fece distendere da don Ferrante, di cui, per esser letterato, ... si serviva per segretario (Manzoni). Come agg., che coltiva le lettere, anche senza farne espressamente professione: un medico l.; un avvocato l., ecc. Il termine assume talora un senso leggermente limitativo, con riferimento a scrittori in cui la dottrina e l’abilità della parola o la facilità del verso non sono sorrette da molta originalità o da finezza di senso estetico; anche, iron., di persona che vive fuori della realtà, nell’astrattezza degli studî: bizzarrie, stranezze di letterati o da letterato. 2. Anticam., persona istruita: noi e gli altri uomini idioti e non letterati (Boccaccio). Oggi, nell’uso pop., chi sa leggere e scrivere (contrapp. a illetterato, analfabeta). 3. agg., ant. Letterario, che concerne le lettere: nelle contese l. possiamo adoperare il nostro ingegno (T. Tasso). ◆ Spreg. letteratùccio, letteratùcolo, letteratónzolo; accr. letteratóne, come giudizio laudativo enfatico, e spesso scherz.: doveva essere un uomo di studio, un letteratone del tempo antico (Manzoni).