lettura
s. f. [dal lat. tardo lectura, der. di legĕre «leggere», part. pass. lectus]. – 1. a. L’azione di leggere, di decifrare cioè un testo scritto o stampato: la l. di un manoscritto, di un’iscrizione; calligrafia, parola, passo, codice di difficile l., poco decifrabile; errore di l., o erronea l. (di una parola, di una frase). b. In senso più ampio, l’atto di leggere prendendo conoscenza di ciò che è scritto o di come è scritto: la l. di una lettera, di un documento, di un libro; giudicare, capire a prima l., leggendo una sola volta; Per più fïate li occhi ci sospinse Quella l., e scolorocci il viso (Dante); e come azione continuata, con riferimento a testi di una certa lunghezza: incominciare, interrompere, terminare la l. di un romanzo; essere immerso nella l. del giornale; la l. di questo libro giallo mi ha tenuto sveglio per tutta la notte; con uso assol.: essere assorto nella l.; la l. mi stanca, mi affatica gli occhi. In partic., l. delle bozze, attenta revisione delle prove di stampa, fatta da un revisore di bozze, dall’autore o da altra persona incaricata, per rilevare e correggere eventuali errori o refusi (è detta l. in piombo quella fatta rapidamente in tipografia dal compositore stesso sulla composizione). Come occupazione abituale: trascorre giornate intere nella l.; la l. è il mio unico passatempo; la l. (o, precisando, la l. di buoni autori) arricchisce la mente e contribuisce a formare lo stile; e come attività generica: sala di lettura, nelle biblioteche, nei circoli, negli alberghi e sim., la sala dove si può leggere e scrivere; gabinetto di lettura, luogo dove, mediante una quota d’associazione, si può andare a leggere libri e periodici di proprietà del gabinetto stesso, e si possono anche ottenere libri in prestito. Talora con sign. passivo: libro di piacevole, di facile l., che si legge con piacere, facilmente; commedia scritta per la l. più che per la recitazione scenica; è in l., di libro o periodico che, nelle biblioteche o altrove, è già stato dato a leggere a qualcuno e non è perciò disponibile per altro richiedente. c. Il fatto di saper leggere, o l’esercizio del leggere, come parte dell’insegnamento elementare: è molto bravo in lettura; l’ora di lettura; libro di lettura per la 3a classe. d. Il modo di leggere, con riguardo alla capacità oppure all’attenzione: l. corrente, spedita, sicura, o lenta, stentata; una l. attenta, frettolosa, distratta, cursoria. Con accezione diversa, il modo con cui si legge un passo di un testo manoscritto, quando vi siano incertezze o varianti di lezione: verso di dubbia l.; la mia l. non concorda con quella di altre edizioni; questa mi sembra la l. migliore. e. Il fatto di leggere ad alta voce, per informare altri del contenuto di uno scritto: ordinare la l. pubblica di un bando; dare lettura, leggere in un’adunanza e sim.: fu data. l. della circolare, del verbale; dare l. della sentenza; prima, seconda l., d’una proposta di legge in Parlamento. Anche con il sign. di recitazione: l. di versi, di un atto unico; prendere lezioni di lettura; con accezione partic., nel linguaggio teatrale, la prima prova di un lavoro che una compagnia mette in scena, consistente nella presentazione del testo agli attori, da parte del regista. f. Con sign. più concr., la cosa stessa, lo scritto, l’opera che si legge: l. utili, istruttive, noiose, frivole, sconsigliabili, moralmente pericolose; prime l.; l. graduate (per le scuole); l. amene, opere di letteratura amena. Nella liturgia cattolica, ciascuno dei passi della Sacra Scrittura (detti anche lezioni) che vengono letti nella prima parte della messa, cioè nella «liturgia della parola». g. Discorso, conferenza, relazione su un argomento letterario, scientifico o d’altro genere, letti pubblicamente: ha tenuto una l. all’Accademia; ci sarà un’interessante l. alla radio; l. dantesche, cicli di conferenze, o titolo di pubblicazioni, destinate a esporre e commentare aspetti dell’opera di Dante o canti della Divina Commedia. h. ant. La lezione di un professore universitario, e anche, con valore collettivo, l’insieme delle lezioni costituenti un corso su un dato tema, eventualmente raccolte in volume: la l. di Cino da Pistoia sul Codice di Giustiniano; l’insegnamento stesso, la cattedra, l’ufficio di docente (cfr. leggere e v. lettorato, lettore): trovandosi ancora alla l. delle matematiche nello studio di Pisa (Galilei); per la l. dei semplici nelle facoltà di medicina, v. semplice2. 2. In relazione con gli usi estens. del verbo leggere: a. L’atto, l’operazione di decifrare o interpretare una qualsiasi forma di scrittura non alfabetica, una serie di segni, di simboli, o altra notazione, rappresentazione o registrazione: l. di un numero, di una formula, di un dispaccio cifrato, di uno spartito musicale, di una mappa, di una carta geografica; anche da parte di dispositivi capaci di riconoscere e acquisire o rilevare o tradurre segni e dati di varia natura: l. di suoni, l. di un disco, di una colonna sonora; l. di schede, di caratteri magnetici, ecc., da parte dell’unità d’entrata del calcolatore elettronico (v. lettore). E con uso fig., l. di un ambiente naturale, o sim., come presa di conoscenza o interpretazione. b. L. di uno strumento di misura, rilevazione del valore indicato dallo strumento; in partic., l. immediata, quella che si fa negli strumenti provvisti di indice scorrevole su scala graduata (in cui l’indice si ferma proprio in corrispondenza di una graduazione) e negli strumenti digitali (che indicano in cifre il valore della grandezza misurata), come, per es., nei contatori dell’acqua, dell’energia elettrica, ecc. (l. dei contatori), contrapposta alla l. a stima, cioè a occhio, o, per una migliore approssimazione, determinata mediante appositi dispositivi ausiliarî, come il nonio, il micrometro oculare, ecc. Analogam., nella tecnica fotografica e cinematografica, è detta l. esposimetrica la valutazione, fornita dall’esposimetro, dell’intensità della luce riflessa verso l’apparecchio dall’oggetto inquadrato (l. a luce riflessa) o incidente su di esso (l. a luce incidente); a seconda delle modalità con cui viene effettuata tale misurazione si parla di l. integrata (quando la lettura fornisce la media delle luminosità delle zone del campo inquadrato), di l. spot (quando la misura si riferisce a una zona molto limitata di tale campo), di l. semi-spot (quando si misura la luminosità di tutto il campo dando però un peso maggiore alla zona centrale). c. L. del pensiero, forma di cognizione extrasensoriale, ammessa dalla metapsichica, che permetterebbe di leggere il pensiero altrui (per telepatia, mediante il contatto della mano, attraverso un medium, ecc.). ◆ Dim. letturina; pegg. letturàccia.