libreria
librerìa (ant. e region. librarìa) s. f. [der. di libro]. – 1. In genere, raccolta, deposito di libri. Il nome è stato esteso talvolta a indicare edifici destinati a conservare raccolte di libri, come, per es., la L. di San Marco, a Venezia. 2. Nelle case private, stanza adibita a conservare i libri (detta più com. biblioteca); anche, e più spesso, mobile a scaffali, talvolta fornito di vetri apribili o scorrevoli, destinato a contenere libri: una l. di legno, di metallo; una l. antica, moderna, a muro. 3. a. Negozio per la vendita di libri: aprire una l.; il romanzo non è ancora apparso nelle l.; talora determinato dal genere delle pubblicazioni messe in vendita: l. giuridica, medica, religiosa, teatrale, scolastica, ecc.; l. antiquaria, che si dedica in partic. al commercio del libro antico; l. d’occasione, che vende, a prezzo ridotto, libri usati o rimanenze. b. Nome assunto talora (spec. in passato, quando la professione del libraio si accompagnava spesso all’attività del tipografo e dell’editore) da case editrici (per es., la L. della Fenice, a Venezia, la L. editrice fiorentina, la L. dello Stato). 4. Serie di libri o pubblicazioni riguardanti particolari discipline: l. medica, legale (anche biblioteca medica, legale) e sim. 5. Col sign. di biblioteca, e per calco dell’ingl. library, il termine è usato in informatica nelle espressioni l. di programmi, l. di sottoprogrammi, per indicare una raccolta di programmi o sottoprogrammi di cui dispone un centro di elaborazione dati (contenuti in supporti di vario genere, per lo più su nastri o dischi magnetici o in memorie ad accesso diretto, e in passato su schede o bande perforate) per uso dei diversi utenti, talora realizzati dagli utenti stessi; analogam., programmi di libreria, routine di libreria. Poco com., in questo sign., il termine più corretto biblioteca. ◆ Dim. libreriétta, non com.; spreg. libreriùccia; accr. librerióna, raro; pegg. libreriàccia.