lingua-ponte
(lingua ponte), loc. s.le f. Lingua utilizzata come veicolo di comunicazione tra persone che parlano idiomi diversi. ◆ L’italiano, parlato da oltre 56 milioni di abitanti, lingua di uno dei Paesi fondatori dell’Unione, alquanto diffuso fuori dei confini nazionali, potrebbe ben aspirare a essere una delle (poniamo) cinque lingue ponte. [...] La soluzione più equa potrebb’essere quella dell’unica lingua ponte: si farà valere di più la nazione che avrà la migliore squadra di mediatori linguistici. (Francesco Sabatini, Corriere della sera, 17 dicembre 2002, p. 35, Cultura) • L’italiano dovrebbe contare di più, all’interno di una scelta pluralistica che non privilegi totalmente l’inglese. Francesco Sabatini suggeriva che noi dovremmo inserirci almeno tra le cinque o sei lingue «ponte», non per voler essere cittadini di serie A, ma soltanto perché siamo oggettivamente da annoverare tra le lingue «utilitarie», grazie alla capacità di svolgere funzioni pratiche di comunicazione anche fuori dei nostri confini. (Gian Luigi Beccaria, Stampa, 27 marzo 2004, Tuttolibri, p. 8) • Bangalore è diventata davvero una gemella della Silicon Valley, oltre al clima da primavera mediterranea ne replica altre attrattive singolari. È una città dominata da un nuovo tessuto sociale di immigrati di talento, nomadi del sapere tecnologico. Ormai solo una minoranza conosce la lingua locale, il kannada. Più ancora dell’hindi, l’inglese è diventato la lingua-ponte fra le etnìe che si mescolano. Nelle scuole per i figli della middle class si insegnano tutte le materie in inglese fin dalla prima elementare. (Federico Rampini, Repubblica, 9 dicembre 2005, p. 25, Politica).
Composto dal s. f. lingua e dal s. m. ponte.