liscivia
liscìvia (pop. lisciva, ant. liscìa, region. lìscia, nel sardo di Gallura e in alcune zone del Veneto, dov’è pronunciata lìssia) s. f. [lat. lixīvia, pop. lixīva, der. di lixa «ranno»]. – 1. Nell’uso com. in passato, la soluzione ottenuta trattando con acqua bollente la cenere di legno o di carbone di legna che, per il suo contenuto di carbonato di sodio e di potassio, era usata, prima dell’introduzione delle lavabiancheria per uso domestico e della diffusione dei moderni detersivi, come detergente per lavare i panni (sinon. di ranno): mettere la biancheria nella l.; anche, l’operazione stessa, o la sua preparazione, e il lavaggio dei panni con tale metodo: fare la liscivia. 2. Con sign. più tecnici: a. L. caustica, o dei saponi, soluzione più o meno concentrata (in genere al 33% circa) di idrossido di sodio o di potassio. b. L. detersiva o da bucato (o semplicem. liscivia), miscela di carbonato sodico e sapone, anche con perborato o perossido di sodio (a volte però il sapone manca del tutto). c. Nome dato impropriam. talora a soluzioni contenenti deboli percentuali di ipocloriti, usate per il candeggio dei tessuti.