litania
litanìa (ant. o pop. letanìa, ant. letana) s. f. [dal lat. tardo, eccles., litanīa, gr. λιτανεία, der. di λιτανεύω «invocare con preghiere», da λιτή «preghiera, supplica»]. – 1. Nella liturgia cattolica, invocazione, in forma di supplica, a Dio, alla Madonna, agli angeli e ai santi, consistente di solito in una formula pronunciata dall’officiante e ripetuta, interamente o in parte, dai fedeli, che talvolta rispondono con altra formula (ora pro nobis; te rogamus, audi nos; miserere Domine), per lo più al plur.: dire, recitare, cantare le l.; le l. della Madonna (o l. lauretane, perché recitate nel santuario di Loreto in onore della Madonna della Santa Casa), che vengono recitate sia in chiesa sia come devozione privata, soprattutto in prosecuzione del rosario. 2. fig. Filastrocca, lunga serie: una l. di nomi, di titoli, e più profanamente, una l. di imprecazioni, di bestemmie; Tenebrosa litania di delitti (Boito); I0 qui non vi farò la litania Di quei che fur di me desiderosi (Giusti); Alfio le andava snocciolando la litania di tutte le ricchezze di Brasi Cipolla (Verga). Anche, lamentela ripetitiva, insistente e noiosa: non cantarmi sempre la solita litania! 3. ant. Processione (cfr. letana). In partic., l. maggiore, la solenne processione che si svolgeva a Roma, dai tempi di papa Liberio (sec. 4°), il 25 aprile di ogni anno; andava da S. Lorenzo in Lucina a S. Pietro, e rappresentava la sostituzione cristiana di una processione pagana intesa come rito propiziatorio per il buon raccolto.