litigare
(raro liticare; tosc. leticare) v. intr. e tr. [dal lat. litigare, der. di lis litis «lite»] (io lìtigo, tu lìtighi, ecc.; aus. avere). – 1. intr. a. non com. Fare lite, essere in lite, cioè in controversia giudiziaria: l. per un’eredità contestata; in questo senso (con cui il verbo non è usato nel linguaggio forense), è assai meno frequente di fare o muovere causa, essere in causa. b. Contrastare con parole vivaci, irose e talvolta aspre e ingiuriose, soprattutto per far valere o per imporre le proprie ragioni: litigare con la moglie; litiga con tutti; stanno sempre lì a litigare (o anche, col pron. si reciproco, a litigarsi); smettetela di l.; non ho voglia di l., per troncare una discussione con chi insiste per avere ragione; hai litigato col barbiere?, scherz., a chi ha la barba o i capelli lunghi. Fig., scherz.: ... rispose Renzo, facendo tuttavia litigar le dita co’ bottoni de’ panni che non s’era ancor potuto levare (Manzoni). 2. tr. L. una cosa a qualcuno, contrastare con lui per averla o conservarla (sinon. quindi di contendere, disputare): gli accattoni di mestiere ... ridotti a litigar l’elemosina con quelli talvolta da cui in altri giorni l’avevan ricevuta (Manzoni); più com., in questo senso, litigarsi qualcosa, riferito alle persone (due o più) che contrastano o anche solo gareggiano, senza vera e propria lite, per averla: litigarsi il posto a sedere; bambini che si litigano un giocattolo; i due cani si litigavano l’osso; il fratello e Walter dopo un po’ che lo stavano a sentire ricominciavano a litigarsi per una fondina di pistola o per una ragazza (I. Calvino). ◆ Part. pres. litigante, anche come s. m. o f., chi litiga: separare, dividere, rappacificare i litiganti; prov., fra due litiganti il terzo gode, c’è sempre qualcuno cioè che ne trae vantaggio.