liturgia
liturgìa s. f. [dal gr λειτουργία, der. di λειτουργός, comp. di λήιτον «il luogo degli affari pubblici» (der. di λαός «popolo») e ἔργον «opera»]. – 1. Nell’antica Grecia, e soprattutto in Atene, servizio di utilità pubblica imposto dallo stato ai cittadini più facoltosi, che dovevano provvedere a finanziare iniziative di carattere vario (feste, giochi, preparativi militari, ecc.). 2. L’ordinamento tradizionalmente fissato per le manifestazioni del culto pubblico, e anche, comunem., il complesso delle cerimonie di un culto: l. cristiana (cattolica o romana, greco-ortodossa, protestante, ecc.); la l. giudaica, la l. buddista, la l. musulmana, ecc.; con sign. più ristretto, gli atti di culto e le formule che riguardano una parte determinata delle cerimonie liturgiche: la l. della messa; la l. dei defunti. Nella chiesa cattolica, con la riforma della liturgia seguita al Concilio Vaticano II, sono state introdotte varie innovazioni sia della liturgia in sé sia della terminologia relativa: l. della parola, la parte della messa che segue ai riti d’introduzione, e comprende le letture della «parola di Dio» desunte dalle sacre scritture, l’omelia, il Credo e la preghiera universale; l. eucaristica, la parte centrale della messa che va dall’offertorio alla comunione compresa; l. delle ore, espressione che ha sostituito quelle di ufficio divino o breviario. 3. estens. Rituale, cerimonia, messinscena: la l. delle vacanze; la l. della politica.