loculo
lòculo s. m. [dal lat. locŭlus, propr. «posticino», dim. di locus «luogo»]. – 1. Vano murario destinato alla sepoltura dei resti mortali di una persona (il cadavere, le ossa, le ceneri); un tempo era posto anche sotto il pavimento o nelle pareti delle chiese, mentre nei cimiteri moderni viene ricavato entro terra o nell’interno di tombe, cappelle funerarie o altri appositi locali fuori terra, e in questi casi i loculi sono disposti su più ordini sovrapposti lungo le pareti, separati mediante muri divisorî verticali e leggeri solai orizzontali. Anticamente il termine, che in origine indicava piccole nicchie nei colombarî, ove erano deposte le olle o le urne cinerarie, passò poi a indicare, nelle catacombe, cavità allungate, orizzontali, sovrapposte, scavate nelle gallerie per ricevere il corpo di uno o più defunti. 2. letter. Piccolo vano, ricavato nello spessore del muro, o anche ambiente ristretto, celletta e sim. 3. In botanica, cavità di un organo, in generale quella di uno sporangio o di un frutto contenente rispettivam. spore o semi (ne sono esempio anche i sacchi pollinici di un’antera); a seconda del numero di cavità, l’organo, per es. una capsula, viene definito uni- o pluriloculare.