lontano. Finestra di approfondimento
Distanza spaziale - Qualcosa o qualcuno può essere lontano nello spazio o nel tempo (e anche in senso estens. o fig.: un lontano parente). Alcuni sinon. sono comuni all’una e all’altra accezione, giacché il confine tra i concetti di spazio e di tempo è spesso sfumato (si pensi a un es. come: il paese più vicino dista tre ore di macchina). V., a riguardo, anche la scheda eterno. I sinon. del primo sign. sono tutti meno com., quando non decisamente lett., rispetto all’agg. lontano. Distante (che, al pari di l., può essere sia agg. sia avv.: io stavo distante, e pure la sentivo affannare [F. Tozzi]) è adatto a tutti gli usi, mentre il ricercato discosto, un tempo intercambiabile con l., è ormai più appropriato quando si parli di oggetti o persone (e non di luoghi) e quando ci si riferisca a distanze ridotte: tirava un po’ fuori il cassetto, ne cavava la rivoltella e la poneva sul piano di marmo, discosta (L. Pirandello). Inoltre, discosto assume spesso il valore di «in disparte »: si teneva fuori della ressa, discosta, in disparte (L. Pirandello). Soltanto lett. sono longinquo e, ancorché più frequente anche oggi, lungi, peraltro quasi limitato alla locuz. lungi da: disse che la somma che Alfonso gli dava era ben lungi dal bastare ai bisogni di Lucia (I. Svevo). Un luogo molto lontano può essere detto anche remoto, sperduto o, con metafore colorite dell’uso fam. o volg., in casa del diavolo, in culo alla luna e sim.: sarebbe venuto a prenderla, o per ricondurla in Napoli, o per nasconderla in qualche luogo ancor più remoto di questa terra (C. Goldoni); ha visitato anche gli angoli più sperduti della terra.
Distanza temporale - Più numerosi e com. sono invece i sinon. dell’agg. l. in accezione temporale. Se la distanza è intesa nel passato, oltre, per l’appunto, a passato (più com. di l., che sottolinea peraltro una distanza maggiore: penso a tutto quello che abbiamo visto nei giorni passati; la nostra storia sembra lontana secoli) e a distante (assai meno com. che nell’accezione spaziale: quanto è distante Tacito da Livio? Appena un secolo [G. Leopardi]), si possono usare remoto o, ancora più intens., immemorabile (quasi sempre nella locuz. da tempo immemorabile), se la distanza è particolarmente accentuata: quand’era giovine, non gli era mai capitato di perdersi in queste possibilità negative, che ora filtravano anche nel suo passato più remoto (F. Tozzi); il signor Conte occupava colla moglie la camera che da tempo immemorabile avevano abitato tutti i capi della nobile famiglia castellana di Fratta (I. Nievo). Oppure andato, spesso fam. o in espressioni quasi cristallizzate (spec. tempi andati: penso spesso ai bei tempi andati), dimenticato, per sottolineare la mancanza di conseguenze nel presente (sono teorie dimenticate, morte e sepolte), perduto, a intendere un certo senso di rimpianto o rimorso per ciò che non è più (la perduta gioventù). Se la distanza è intesa nel futuro, i sinon. sono distante, il lett. lungi, ancora una volta remoto (il suo sogno d’amare era ancora remoto! [F. Tozzi]) e la locuz. di là da venire: si fumava spesso la pipa insieme, e digerivamo la gloria di là da venire (G. Verga).
Persone lontane - Una persona può essere lontana, nel senso di «non partecipe a qualcosa». In questo caso gli agg. più appropriati sono distaccato, distante, freddo, indifferente, noncurante (v. scheda caldo): perché sei sempre così distante, quando parliamo di matrimonio?; da un po’ di tempo ti sento lontana: hai qualche problema? Lontano può anche valere distratto, con il sinon. intens. assente: oggi hai la testa lontana, a che cosa pensi?; ti vedo assente. Più fam., e con uso di avv. più che di agg., è da un’altra parte: mi sembri col cervello da un’altra parte.
Contrari in senso spaziale - Il contr. di l. è vicino, sia in senso spaziale sia in senso temporale e anche negli usi estens., con alcune limitazioni. In senso spaziale un luogo vicino può essere detto, formalmente, prossimo o, con raro latinismo, propinquo: in un’osteria d’un borgo prossimo al convento de’ Minimi di San Francesco di Paola (P. Giannone); si vide solo, solo nella vita, senz’ajuto, senz’alcun parente, né prossimo né lontano (L. Pirandello). Prossimo si è poi specializzato nel senso di «che è posto dopo», con i sinon. seguente e successivo: giri al prossimo semaforo. Secondo il grado, il registro e le modalità di vicinanza, sono disponibili anche sinon. più specifici. Accostato, il tosc. o ant. accosto e il fam. attaccato indicano una vicinanza estrema, un toccarsi degli oggetti, persone o, meno com., luoghi vicini: accosto alle sue mura, a ponente, s’alza un monticello (S. Pellico). Adiacente, attiguo e contiguo sono più formali dei tre precedenti e per lo più riferiti a luoghi: udì suonare nove ore all’orologio della stanza contigua (G. Verga). Confinante, il più formale limitrofo e l’ancora meno com. finitimo o il raro contermine sono quasi esclusivam. riferiti a luoghi (o alle persone che li abitano) che hanno in comune una sola parte del perimetro, detto confine: nazioni confinanti; i proprietari limitrofi iniziavano quindi una lite (F. De Roberto). Vicino differisce da l. anche per l’uso sostantivato, nel senso di «persona che abita nelle vicinanze di qualcuno»: ho un pessimo rapporto con i miei vicini (di casa). Quest’uso è privo di sinon., se non più specifici: coinquilino o, meno com., casigliano («ciascun inquilino di un casamento, rispetto agli altri inquilini»), dirimpettaio («che abita di fronte»): si schiudevano sui pianerottoli le porte degli altri casigliani (L. Pirandello). Da quest’uso, deriva anche il termine vicinato («l’insieme dei vicini»): già tutto il vicinato sa il suo modo di vivere (C. Goldoni). Se come agg. vicino e prossimo sono quasi perfettamente sinon., si distinguono nettamente come sost.: il prossimo, infatti, non è un vicino di casa, bensì «l’insieme degli uomini» e sim.: egli amava deridere il prossimo (I. Svevo).
Contrari in senso temporale e persone vicine - In senso temporale, è interessante notare come, a differenza di l., vicino e il più specifico e com. prossimo (nel senso di «che viene subito dopo ») si riferiscano soltanto a un futuro che sta per avverarsi (siamo vicini alla partenza; sono prossimi alla fine; l’anno prossimo andrò in Canada), ma non a un passato, se non in espressioni particolari in cui sia esplicito il termine passato, o storia e sim.: è storia troppo vicina a noi, per poter essere giudicata serenamente; passato prossimo. Un altro sinon., per intendere il futuro in via di realizzazione, è imminente, che è intens. rispetto a prossimo e vicino: la fine della rivoluzione era data come certa ed imminente (F. De Roberto). Per il passato, invece, l’agg. appropriato è recente: don Diego aveva indotto Pepè a far parte della comitiva, non ostante il lutto recente (L. Pirandello). Una persona vicina (in senso affettivo e non spaziale) può anche essere detta comprensiva o, formalmente, partecipe; intens. è affettuoso: nel momento del bisogno mi sei sempre vicina; ti sento partecipe ai miei problemi; con noi è sempre affettuoso.