lucciola
lùcciola s. f. [der. del lat. lux lucis «luce»]. – 1. a. Nome comune di varî insetti coleotteri della famiglia lampiridi, caratteristici per l’emissione, attraverso organi fotogeni situati nella parte posteriore dell’addome, di segnali luminosi che servono come richiamo sessuale e sono continui nelle forme attere, intermittenti in quelle alate. Le varie specie depongono uova temporaneamente luminescenti da cui nascono larve allungate, depresse, debolmente luminose, che si nutrono predando molluschi terrestri; gli adulti che sfarfallano al principio dell’estate sono insetti piccoli, allungati, con tegumento poco consistente; in alcuni generi le femmine non volano, hanno elitre ridotte e aspetto larviforme. b. Locuzioni: dare ad intendere (o vendere, mostrare, far credere, prendere) lucciole per lanterne, una cosa per un’altra; veder le l., equivalente della molto più com. espressione fig. «veder le stelle» per intenso e improvviso dolore fisico (v. stella): E cominciò a sciorinare il battaglio E fa veder più lucciole che agosto (Pulci). 2. fig. a. Persona (per lo più donna) che nelle sale di spettacolo, soprattutto cinematografiche, accompagna gli spettatori entrati durante la rappresentazione, illuminando loro la strada e indicando i posti liberi con una lampadina tascabile. b. eufem. Prostituta. 3. Lucciola indietro: nel pattinaggio artistico su rotelle, giro in aria del pattinatore su sé stesso; si parte col piede sinistro indietro, si gira internamente e si arriva col piede sinistro indietro. 4. In botanica, erba lucciola, v. erba. ◆ Dim. lucciolétta; accr. lucciolóne m.