lucifero
lucìfero agg. e s. m. [dal lat. lucĭfer -a -um, comp. di lux lucis «luce» e -fer «-fero», calco del gr. ϕωσϕόρος]. – 1. agg., letter. In senso etimologico, che porta la luce, che dà luce: Il dio dalla l. quadriga (D’Annunzio), Febo, il Sole; nel passato fu talora usato come attributo di materie fosforescenti. Nel linguaggio giur., finestre l. (dal lat. tardo dei giuristi luciferae fenestrae), quelle, dette anche luci, che dànno luce e aria alla casa ma non consentono, come le vedute, di affacciarsi e guardare sul fondo del vicino. 2. Come nome proprio, denominazione letter. del pianeta Venere nelle sue apparizioni mattutine (mentre nelle apparizioni serali è detto Espero): la grazïosa stella, La qual lieta si leva inanzi a l’alba, E lucifero ha nome (T. Tasso); già i Greci designarono con il corrispondente nome di Φωσϕόρος il pianeta, per il suo brillante splendore che lo distingue specialmente sul declinare della notte. 3. Satana, il demonio; particolarm. il principe e il più bello degli angeli che promosse la ribellione di questi e, sconfitto dall’arcangelo Michele, fu precipitato nell’inferno, ove divenne il capo dei demonî. Nell’uso com., il nome s’adopera in alcune locuz., per lo più con iniziale maiusc. (essere un L. di superbia; parere, diventare un L., di persona infuriata; è un vero L., di persona rabbiosa, cattiva e sim.), meno frequenti di quelle analoghe formate con la parola demonio.