luna
s. f. [lat. lūna, affine a lūx «luce»]. – 1. a. Unico satellite naturale della Terra (l’oggetto celeste ad essa più vicino), di forma quasi sferica, privo di acqua e di atmosfera, la cui luminosità è dovuta a riflessione della luce del Sole; il suo volume è pari a circa 1/50 di quello terrestre, la sua massa è circa 1/80, la gravità sulla sua superficie risulta circa 1/6 di quella sulla Terra, e la sua distanza media dal nostro pianeta è circa 384.000 km; è dotato di un moto di rotazione analogo a quello della Terra e avente periodo pari al periodo della sua rivoluzione intorno ad essa, cosicché rivolge sempre lo stesso emisfero verso il nostro pianeta (a causa di fenomeni di librazione, è però visibile circa il 59% della superficie lunare); nel moto di rivoluzione intorno alla Terra il satellite riprende la stessa posizione rispetto alle stelle fisse dopo 27 giorni, 7 ore, 43 minuti primi e 11,5 secondi (rivoluzione siderale o mese sidereo), mentre per il movimento di rivoluzione che assieme alla Terra compie attorno al Sole torna ad avere la stessa posizione rispetto a tali corpi celesti dopo 29 giorni, 12 ore, 44 minuti primi e 2,8 secondi (rivoluzione sinodica, mese sinodico o lunare, o lunazione). Fraseologia riferita ai movimenti del satellite e all’aspetto del disco lunare (il nome – così come quello del sole – è scritto abitualmente con la maiuscola nelle trattazioni scientifiche; nell’uso comune prevale invece l’iniziale minuscola, che rimane anche quando si allude non al corpo celeste ma al chiarore lunare o quando la parola è adoperata in senso fig.): fasi della l., gli aspetti sotto cui essa ci appare nel periodo della sua rivoluzione intorno alla Terra, e cioè: l. nuova (o novilunio), quando l’astro si trova in congiunzione, cioè tra il Sole e la Terra, e perciò l’emisfero rivolto verso quest’ultima (comunem. detto disco lunare o faccia della luna) appare oscuro o non si vede affatto; primo quarto, quando è illuminata solo la metà occidentale del disco; l. piena (o plenilunio; ant. l. in quintadecima), quando, trovandosi in opposizione, cioè dalla parte opposta del Sole rispetto alla Terra, presenta a quest’ultima tutto l’emisfero illuminato; ultimo quarto, quando è illuminata solo la metà orientale del disco. Nel periodo di passaggio dal novilunio al plenilunio, la luna è detta crescente; dal plenilunio al novilunio, calante (prov. gobba a ponente l. crescente, gobba a levante l. calante, intendendosi per gobba la convessità della parte illuminata). Altre denominazioni usuali, nel linguaggio non tecnico, sono: l. falcata, come si presenta poco prima o poco dopo il novilunio quando è illuminato solo uno spicchio, le cui punte sono comunem. dette corni o corna; mezza l., nel primo o nell’ultimo quarto, o anche quand’è falcata (l’espressione ha inoltre varî usi partic. o fig., per cui v. mezzaluna, che è forma più comune); l. scema si dice in genere quando non mostra il disco intero. Età della l., il numero di giorni che sono trascorsi dall’inizio dell’ultimo novilunio (da quando cioè, come si dice correntemente, ha fatto la luna); e poiché i mesi lunari non coincidono, né per la durata, né, di conseguenza, per l’inizio e la fine, con i mesi del calendario civile, avviene molto spesso che una lunazione cominci in un mese e termini nel successivo, che si abbia cioè in marzo, come comunem. si dice, la l. di febbraio, in ottobre la l. di settembre, ecc. Con riguardo all’aspetto, ai movimenti della luna, alla luce ch’essa riflette: la l. sorge (o si leva), tramonta; le macchie della l. (o più spesso macchie lunari), le zone pianeggianti della sua superficie, da Galileo chiamate mari, osservate e studiate per mezzo di telescopî e sonde spaziali, costituite da lave basaltiche (come dimostrato dall’esame dei prelievi eseguiti da sonde e astronauti) e meno riflettenti di altre zone dette continenti, coperte da materiale più ruvido e percorse da rilievi, i cosiddetti monti della l. (per il monte della l. in chiromanzia, v. monte); crateri, o circhi, della l., formazioni di tipo craterico, alte da 300 a 1000 m, presenti ovunque sulla superficie lunare ma più frequenti nelle zone pianeggianti e nell’emisfero meridionale; la rotazione, la rivoluzione, l’orbita della l.; eclissi di l. (v. eclissi); i raggi della l. (poeticam. l’argenteo raggio, e così l’argentea luna, l’astro d’argento, e sim.); conquista della l., il primo allunaggio, compiuto da N. Armstrong ed E. Aldrin il 21 luglio 1969. Molto frequente l’espressione chiaro di l. (meno com. lume di l.), per indicare il chiarore lunare delle notti serene: c’era un bellissimo chiaro di l.; passeggiate romantiche al chiaro di l.; al plur., chiari di l., fig. pop. (meno com. lumi di l.), tempi critici, difficili, anche per difficoltà economiche: con questi chiari di l., non posso permettermi certe spese. Cielo della Luna, il primo cielo del Paradiso dantesco, il più interno e vicino alla Terra, dove appaiono al poeta gli spiriti di coloro che non compirono i loro voti. b. Per estens., si chiamano l. artificiali i satelliti artificiali terrestri, e, talora, lune anche i satelliti di altri pianeti del sistema solare. c. In araldica, per luna s’intende sempre la luna piena, che appare però raramente negli scudi (quand’è falcata, è chiamata crescente s. m.). 2. Poiché la periodicità delle fasi lunari è elemento fondamentale nel computo del tempo, s’intende talora per luna il ciclo delle sue quattro fasi e quindi una lunazione, un mese lunare o un mese in genere: Breve pertugio dentro da la Muda ... M’avea mostrato per lo suo forame Più lune già (Dante); sono passate da allora quattro l.; e di persona instabile, volubile: cambia d’idee a ogni luna. Per traslato (poet.), tempo, periodo dell’anno: Tale, balbuziendo ancor, digiuna, Che poi divora, con la lingua sciolta, Qualunque cibo per qualunque luna (Dante). Significa originariamente «mese» anche nella locuz. fig. l. di miele (calco dell’ingl. honey moon attraverso il fr. lune de miel), comunissima per indicare il primo mese di matrimonio, e più genericam. il primo periodo della vita matrimoniale: passare, trascorrere la l. di miele in vacanza; dopo tanti anni, sembrano ancora in l. di miele!; anche, il viaggio di nozze: andare a Venezia in l. di miele. Per estens., i primi tempi di una nuova situazione, quando tutto procede bene e non sono ancora spuntate divergenze e difficoltà, o quando ancora regna la concordia fra persone che, unitesi per un’azione comune, non tarderanno a rivelare la loro incompatibilità o diversità d’interessi e d’aspirazioni. 3. Locuz. particolari e usi fig.: a. Viso, faccia, faccione di l. piena, viso grasso e tondo, soprattutto se è espressione di salute e di cuor contento (anche assol: che l. piena!); del volto, o anche di tutta la persona, è tondo come la l. (o come la l. d’agosto), è più tondo della l., talora fig. col senso di semplicione, sciocco (anche per gioco di parole fra tondo e tonto). Osteria della l. piena, quella dove, nel romanzo manzoniano, viene condotto Renzo dal suo sconosciuto accompagnatore la sera del tumulto di Milano (Pr. Sp., XIV: «entrò in un usciaccio, sopra il quale pendeva l’insegna della luna piena»). Sotto la l., sulla Terra, in questo mondo: tutto l’oro ch’è sotto la l. (Dante); tanti affanni uom mai sotto la luna Non sofferse quant’io (Petrarca); oggi l’espressione ha per lo più tono scherzoso. Abbaiare alla l. (cosa che spesso fanno i cani), urlare, protestare contro chi non può sentire o non vuole dar retta, muovere vane accuse, e in genere far cosa inutile; prov., la l. non cura l’abbaiar dei cani, chi è in alta condizione non si degna d’ascoltare le rimostranze o le accuse di chi sta in basso, oppure ciò che è nobile e grande non riceve danno da ciò che è piccolo e vile. Domandare, volere, desiderare la l., cosa impossibile a ottenersi; con sign. sim., ma meno com., pretendere di pigliare la l. nel pozzo; mostrare, far vedere la l. nel pozzo, dare ad intendere cose inverosimili, cercar d’ingannare con promesse illusorie di guadagni, di benessere, e simili (l’origine della frase viene indicata nella vecchia storiella, ripresa anche in una favola di La Fontaine, della volpe che inganna il lupo facendogli credere che la luna riflessa nel pozzo sia una forma di cacio). b. Si fa assai spesso riferimento al mondo della l. per indicare figuratamente (in contrapp. al mondo terrestre che costituisce la realtà) il luogo ideale dove si rifugia la mente nei suoi sogni, nelle sue fantasticherie e in genere quando perde il contatto con la realtà; quindi: essere nella l., avere la testa o il cervello nella l., essere distratto, avere lo spirito assente, non accorgersi di ciò che avviene all’intorno, non prestare attenzione a ciò che si fa o si dice; vivere nel mondo della l., non saper nulla di ciò che accade, essere abitualmente assorto nelle proprie fantasticherie; è ancora nel mondo della l., di persona ingenua, che non ha esperienza degli uomini e delle cose; sei nel mondo della l.?, a chi opera o parla a sproposito; vieni dalla l. (o dal mondo della l.)?, a chi mostra d’ignorare ciò che a tutti è noto, o si meraviglia per cose normalissime come se fossero una novità; eri ancora nel mondo della l., frase equivalente a «non eri ancora nato». c. Il mutevole aspetto del disco lunare nella successione delle varie fasi ha fatto sì che la luna sia considerata esempio e simbolo di mutevolezza, d’incostanza: è volubile come la l.; è allegro o musone secondo le lune. In partic., per la credenza astrologica in un influsso esercitato dalla luna sul carattere degli uomini (cfr. lunatico): essere, andare a lune (o a quarti di luna), essere incostante, capriccioso; essere in (o di) buona o cattiva l., esser bendisposto o maldisposto, di buon o cattivo umore; avere la l. (o le l.) a rovescio, di traverso, avere la l. storta, e anche assol. avere le l. (region. avere la l.), essere di malumore, bisbetico, irritabile. 4. Nome alchimistico dell’argento, di cui era simbolo una mezzaluna (per la luminosità argentea dell’astro). Da esso derivano le antiche denominazioni di l. cornea data al cloruro d’argento nativo, e di caustico lunare data al nitrato d’argento fuso (v. lunare). 5. a. Mal di luna, altro nome dato, nella credenza popolare, alla licantropia. b. Mal della l. (o assol. luna), in veterinaria, malattia dell’occhio dei solipedi, soprattutto del cavallo, lo stesso che oftalmia periodica. 6. Pesce luna: a. Pesce della famiglia molidi (lat. scient. Mola mola), detto anche pesce mola e pesce tamburo, frequente in tutti i mari della zona torrida e diffuso anche in quelli temperati, soprattutto nel Mediterraneo: ha forma di un grande disco, compresso lateralmente, che può raggiungere 2 m e più di diametro e fino a 3 o 4 quintali di massa, con testa non distinta dal resto del corpo, bocca stretta, occhi piccolissimi, pinne dorsale e anale straordinariamente sviluppate. b. Pesce commestibile della famiglia lamprididi (lat. scient. Lampris regius), che conduce vita pelagica, con larga distribuzione dall’Atlantico settentr. al Pacifico: è lungo oltre un metro, e ha il corpo coperto di piccole squame di colore azzurro che passa al violaceo e al rosso, cosparso di macchie ovali argentee, e pinne di colore rosso vivo. c. Uno dei nomi (insieme con rondino, pesce castagna e altri) con cui è noto il pesce Brama raji, della famiglia bramidi. 7. In mineralogia, pietra di luna, varietà di adularia con riflessi interni paragonati alla luce lunare. ◆ Dim. lunétta (v.); spreg. lunàccia; accr. lunóna, e lunóne m.