luogotenente
luogotenènte s. m. [comp. di luogo e del part. pres. di tenere]. – 1. In genere, chi tiene temporaneamente un ufficio (per lo più una carica altissima) invece di un’altra persona: l. del re, la persona alla quale il re delega, in tutto o in parte, l’esercizio dei suoi poteri; l. generale, durante la monarchia dei Savoia, organo straordinario costituzionale, scelto fra le persone della famiglia reale con le stesse prerogative e le stesse funzioni della corona. L. regionale, organo costituzionale decentrato, al quale in diverse occasioni (in Toscana, nelle province napoletane e nelle province siciliane nel 1860-61, a Roma e provincia nel 1870) fu delegata dal governo la funzione di reggere e governare in nome del re i territorî degli ex-stati, subito dopo l’emanazione del decreto di annessione o alla vigilia dell’emanazione stessa. 2. Nel linguaggio milit., grado di ufficiale subalterno venuto in uso con l’organizzazione degli eserciti moderni. In partic., nell’esercito italiano, era nel passato denominazione di grado equivalente a quella attuale di tenente; e così l. colonnello per l’attuale tenente colonnello; l. generale per il generale di divisione (queste denominazioni sono tuttora in uso in alcuni eserciti stranieri, per es. in Francia); analogam., nella marina militare, l. di vascello corrispondeva all’attuale tenente di vascello. 3. Con riferimento all’esercito romano, termine con cui si traduce talvolta il lat. legatus, cioè l’ufficiale che aveva funzioni di coadiutore o sostituto del comandante supremo: Labieno era il l. di Cesare durante la guerra gallica.