lustrare1
lustrare1 v. tr. e intr. [lat. lustrare «rischiarare, illuminare», der. di un *lustrum «illuminazione», a sua volta der. di lux «luce» e forse identico a lustrum «purificazione» (v. lustro2)]. – 1. tr., ant. o poet. Illuminare, rischiarare con la propria luce: li quali, come mattutine stelle, scintillan di nuova luce, questo luogo lustrando (Boccaccio); o Febo, che ’l gran mondo lustri (Ariosto). Anche in senso fig., raro, illustrare, rendere celebre. 2. tr. a. Pulire, forbire la superficie di un oggetto in modo da conferirle lucentezza (cfr. lucidare): levò dalla sporta una scatola di legno ordinario, ma tornita e lustrata con una certa finitezza cappuccinesca (Manzoni); l. i pavimenti, le pentole, le maniglie di ottone; le converse in ginocchio non finiscono mai di l. pietre, legni, metalli (Banti); l. le scarpe; non è degno di lustrargli le scarpe, di persona che sia troppo inferiore a un’altra. Fig., scherz. o spreg., l. qualcuno (cfr. lisciare, ungere, e sim.), o anche l. le scarpe a qualcuno, adularlo bassamente, con vile servilismo. b. Nel linguaggio tecn., l. i panni, i fogli di carta, dar loro il lustro con la calandra. 3. intr. (aus. avere; ma nei tempi composti è raro) Luccicare, esser lucente: come lustra questo pavimento!; ha una casa pulita che lustra come uno specchio; le lustravano gli occhi, per la gioia, per la commozione, per un inizio di pianto; gli lustra la faccia, di persona ben nutrita e rubiconda; gli lustra il pelo, di animale grasso e pulito; ha una giacca che gli lustra ai gomiti, perché consumata, logora. Meno com. col senso di luccicare, brillare, come atto momentaneo: qualcosa d’argento lustrò nell’ombra (D’Annunzio). ◆ Il part. pres. lustrante è usato come agg., letter., per lo più con senso intr., lucente, risplendente: il lume della lucerna divenne più splendido e più lustrante (Firenzuola); lustranti buoi (Pascoli); e in senso fig.: una prosa liscia e lustrante (Carducci).