macchiare
v. tr. [lat. maculare, der. di macŭla «macchia1»] (io màcchio, ecc.). – 1. a. Sporcare, imbrattare con una o più macchie: m. la carta, la tovaglia; hai macchiato il quaderno d’inchiostro, la camicetta con il rossetto; ti sei macchiato le dita; mi sono macchiata la gonna con la frutta. Anche unito alla particella pron., con valore di rifl.: guarda come ti sei macchiato!; o di intr. pron.: il libro si è macchiato per l’umidità. b. fig. In senso morale, corrompere, disonorare: m. la coscienza, l’onore, la reputazione; anche rifl.: macchiarsi d’infamia; si è macchiato di una grave colpa. 2. Aggiungere a una bevanda una piccola quantità di altro liquido, per correggerne il sapore, alterarne il colore, ecc.: m. il caffè, aggiungendovi un po’ di latte; m. il latte, aggiungendovi un po’ di caffè. 3. a. M. un legno, m. un muro, dipingerli in modo da imitare le macchie naturali di legni pregiati o di marmi. b. Raro, con uso assol., stendere il colore a macchie, con riferimento specifico alla tecnica pittorica usata dai macchiaioli. ◆ Part. pass. macchiato, anche come agg.: una tovaglia macchiata; marmo macchiato, tipo di marmo che presenta macchie più o meno larghe e intense, a contorno curvilineo e sfumato; mantello macchiato, il mantello dei mammiferi, quand’è cosparso di macchie di colore diverso dal fondo; latte, caffè macchiato; spaghetti macchiati, riso macchiato, conditi in bianco, con l’aggiunta di poca salsa di pomodoro. In araldica, attributo della luna e del crescente caricati di macchie nere o d’altro smalto, e di animali, come la pantera e la salamandra, con macchie di smalto diverso da quello della pelle.