macelleria mediatica
loc. s.le f. In senso figurato, mattatoio televisivo, carneficina trasmessa in televisione; per estensione, luogo in cui si calpestano persone e diritti, senza esclusione di colpi. ◆ La commissione Telekom Serbia sta diventando una «macelleria mediatica»? Se lo domanda lo stesso presidente, Enzo Trantino. Segno che il rischio esiste. Di fatto il fango ha superato la soglia di guardia. È un clima torbido e limaccioso, in cui appaiono oscuri personaggi, bravi a spargere bocconi velenosi nei palazzi della politica. (Stefano Folli, Corriere della sera, 8 maggio 2003, p. 5, In primo piano) • Ma lo sapevamo anche prima, quando era evidente che i contraccolpi della macelleria mediatica globale (inaugurata per noi italiani dalla strage di Nassiriya e dall’assassinio Quattrocchi), avrebbero finito per colpire al cuore principalmente le folle appassionate che percorrevano le città sventolando la bandiera arcobaleno e protestando contro la guerra. (Antonio Padellaro, Unità, 25 settembre 2004, p. 1, Prima pagina) • Dice di essere vittima di «macelleria mediatica», che la sua nomina «non è politica», che querelerà e chiederà il risarcimento dei danni ai suoi detrattori. Antonino Tito, il difensore civico del Comune, che ha conquistato la carica dopo una pioggia di polemiche, passa al contrattacco. (Repubblica, 28 ottobre 2007, Palermo, p. II).
Composto dal s. f. macelleria e dall’agg. mediatico.