macerazione
macerazióne s. f. [dal lat. tardo maceratio -onis]. – 1. L’azione e l’effetto del macerare; operazione consistente nel porre a contatto con acqua o con altro solvente liquido una data sostanza, allo scopo di estrarne qualche costituente solubile (come nella tecnica farmaceutica, dove si estraggono i principî attivi da droghe, fiori, foglie, cortecce, ecc.), di separarne alcuni componenti (come nella lavorazione di fibre tessili quali canapa, lino e sim., dove, tramite fermentazione, si rendono asportabili le sostanze pectiche, la lignina, ecc., che saldano le fibre tra loro), o di predisporla ad altri trattamenti successivi. Nell’industria del cuoio, trattamento di ammorbidimento delle fibre e di eliminazione delle impurità rimaste nelle pelli preparate per la concia, che si compie lasciando le pelli stesse a contatto con sostanze maceranti. 2. a. In medicina legale, processo di progressiva imbibizione, rammollimento e disfacimento, cui va incontro un cadavere posto in un mezzo liquido acquoso privo di germi della putrefazione. b. In ostetricia, analogo processo che interessa un feto morto nell’interno dell’utero materno (dove è immerso nel liquido amniotico) e non espulso. 3. In senso fig., nel linguaggio letter. e ascetico, mortificazione dei sensi o dello spirito, mediante privazioni, penitenze, sofferenze accettate o affrontate deliberatamente: un resticciolo di spiriti guerreschi, che l’umiliazioni e le m. non avevan potuto spegner del tutto (Manzoni).