macinare
v. tr. [lat. tardo machinare, der. di machĭna «macchina; mola»] (io màcino, ecc.). – 1. a. Ridurre in polvere, o in frantumi, o in minuti granuli, o più semplicem. tritare, materiali varî, solidi o semisolidi, per mezzo di macine, macinatoi, macinini o altre macchine adatte: m. grano, riso; m. il pepe, il caffè; m. la carne; m. ad acqua, a vento, con animali, a braccia. Proverbî: acqua passata non macina più, a proposito di impressioni o sentimenti che non hanno più forza, o di vantaggi non sfruttati secondo opportunità; chi prima arriva prima macina, con allusione ai diritti che si acquistano con la precedenza. b. Raffinare e rendere omogenea una sostanza semiliquida: m. l’inchiostro, mediante laminazione tra rulli, come operazione che precede l’inchiostrazione delle forme in tipografia e litografia. c. Stritolare e rendere minuta e omogenea una sostanza solida o incoerente pestandola in un mortaio o su altra superficie con un pestello: m. il sale grosso; m. i colori. 2. fig. a. Polverizzare ciò che si possiede, quindi spendere, consumare, dissipare e sim.: tanti ne guadagna, tanti ne macina; per estens., letter., d’altre cose: la pendola di fronte allo scrittoio continuava a m. la vita (Buzzati), a segnarne il lento trascorrere. b. Con altri usi fig.: m. parole, parlare rapidamente e in continuazione; m. chilometri, percorrere lunghi tratti di strada; scherz., non com., m. a secco, mangiare senza bere; m. a due, o a quattro, palmenti, mangiare avidamente, o guadagnare troppo e disonestamente; m. qualcuno, pestarlo, malmenarlo. Ant. e scherz., compiere l’atto sessuale, con riferimento alla donna: atta a meglio saper macinar che alcuna altra (Boccaccio). ◆ Part. pass. macinato, anche come agg. e s. m. (v. la voce).