macrostato
(macro-Stato), s. m. Grande Stato; unione, raggruppamento di Stati nazionali. ◆ I singoli governi nazionali hanno reagito alla nascita del macro-Stato europeo come avevano reagito a suo tempo le comunità locali di fronte alla nascita dello Stato nazionale: si sono spaventati e hanno cercato di ridurne le conseguenze. Ma, sanzionando istituzionalmente il criterio di sussidiarietà e cercando al tempo stesso di sanare il conflitto fra i due principi di organizzazione, l’Europa comunitaria ha finito con il dover riconoscere la crisi che la travaglia e i limiti che la contraddistinguono. (Piero Ostellino, Corriere della sera, 4 febbraio 1998, p. 30, Cultura) • «L’Euro fa parte di un piano per togliere agli Stati la sovranità nazionale» accusa Pia Kopersgaard, leader del Partito del Popolo Danese di estrema destra e capofila del «no». Forte la sintonia con il suo alleato Helger Nielsen, capo dei socialpopolari di estrema sinistra: «L’euro è l’altra faccia del progetto di allargare l’Ue verso Est per creare un macrostato da incubo». (Maurizio Molinari, Stampa, 25 settembre 2000, p. 8, Estero) • Nessun politico europeo, nessuna delle tradizionali «famiglie» politiche europee, «pensa» l’Europa, poiché significa non pensare l’Europa, pensarla come appendice atlantica oppure come asse franco-carolingio; pensarla come crogiuolo occasionalistico di nationes oppure, all’opposto, come nuovo macro-Stato; pensarla come compromesso tra interessi statali o, all’opposto, in termini astrattamente utopistici, come se tradizioni, lingue, culture che la compongono potessero mai dar vita a degli Stati Uniti d’Europa sul modello americano. (Vittorio Borelli, Repubblica, 8 luglio 2004, p. 42, Cultura).
Composto dal confisso macro- aggiunto al s. m. Stato.