magistratura
s. f. [der. di magistrato]. – 1. Genericam., e con riferimento soprattutto al mondo antico e medievale, ufficio di magistrato, ossia carica pubblica, individuale o collegiale, solitamente a carattere elettivo e di durata limitata nel tempo. Con sign. concreto, il magistrato stesso (o il collegio), in quanto esercita la sua funzione, o anche il corpo dei magistrati. Con riferimento sia a età passate sia all’epoca moderna, prima, suprema, somma m., la più alta carica di uno stato, e in partic., oggi, quella del presidente della Repubblica. 2. a. Nell’uso moderno, il complesso degli organi dello stato istituiti per l’esercizio della giurisdizione in materia civile, penale e amministrativa; negli ordinamenti liberal-democratici, e in particolare in quello italiano, costituisce un potere dello stato, dotato di essenziali garanzie costituzionali, quali l’indipendenza dagli altri poteri e l’autogoverno: m. ordinaria, quella che esercita la giurisdizione ordinaria; entrare in m.; assicurare l’indipendenza della m.; nell’accezione com., il potere giudiziario: ricorrere, rivolgersi alla magistratura; Consiglio superiore della m., l’organo supremo di autogoverno dell’ordine giudiziario, presieduto dal capo dello Stato. b. L’insieme dei funzionarî aventi funzioni giurisdizionali, ossia l’ordine dei magistrati (che si distinguono in giudicanti e inquirenti): fare parte della m.; l’alta m., i maggiori gradi della gerarchia dei magistrati.