magnete
magnète s. m. [dal lat. magnes -etis (o, come agg., lapis magnes), gr. Μάγνης (λίϑος), propr. «(pietra) di Magnesia (al Sipilo)», in quanto presso tale località dell’Asia Minore vi erano giacimenti di rocce aventi la proprietà di attirare il ferro (v. magnesia)]. – 1. Nel linguaggio tecn. e scient., corpo magnetizzato (detto comunem. anche calamita), che genera cioè un campo magnetico capace di attrarre oggetti ferromagnetici (per es., pezzi di ferro) ad esso avvicinati: qualunque ne sia la forma, il campo magnetico è più intenso in prossimità di particolari zone, dette regioni polari o poli del magnete. M. permanenti, quelli esistenti in natura (m. naturali) e costituiti da frammenti di magnetite, ovvero quelli (m. artificiali) ottenuti assoggettando temporaneamente sostanze ferri- o ferromagnetiche a un intenso campo magnetico e nei quali la magnetizzazione persiste al cessare di questo. M. temporanei, quelli in cui la magnetizzazione cessa al cessare del campo esterno, solitamente generato da bobine in cui può circolare una corrente elettrica, avvolte in genere su un nucleo di materiale ferrimagnetico oppure ferromagnetico: in tal caso sono detti elettromagneti e hanno svariate utilizzazioni in dispositivi elettrici o elettromeccanici (quali relè, telecomandi, motori elettrici, dispositivi di sollevamento) e negli acceleratori di particelle (m. deflettori o focalizzatori); m. superconduttore, particolare elettromagnete in cui il campo magnetico è generato da una bobina superconduttrice e può raggiungere valori decisamente superiori a quelli tipici dei magneti convenzionali. 2. Macchina magnetoelettrica (ossia macchina dinamoelettrica in cui il campo induttore è generato da un magnete permanente anziché da un elettromagnete) generatrice di corrente alternata; in partic., m. di accensione, impiegato per alimentare il circuito di accensione dei motori a carburazione nei casi in cui non sia possibile installare una batteria (come nei piccoli motoveicoli, nei motori fuoribordo, ecc.).