magnetismo
s. m. [der. di magnetico]. – 1. a. Genericam., quel fenomeno, noto sin dall’antichità, per cui particolari minerali (per es., la magnetite), detti magneti naturali, sono in grado di attrarre piccoli pezzi di ferro e di trasmettere questa proprietà ad altri corpi (di varî materiali, detti ferromagnetici) che, avvicinati ai primi, diventano quindi magneti artificiali; tale capacità di attrazione, detta anch’essa magnetismo o, più propriam., campo magnetico, è particolarmente intensa vicino a due punti della superficie del corpo magnetizzato, di solito contrapposti e detti poli magnetici, che risultano essere di tipo diverso dato che, avvicinati successivamente allo stesso polo di una seconda calamita, ne sono l’uno attratto e l’altro respinto. Della stessa natura risulta essere il fenomeno, detto m. terrestre, per cui un piccolo ago magnetico (bussola magnetica), libero di ruotare attorno al suo baricentro, orienta il proprio asse secondo una direzione che dipende dalla posizione geografica, giacendo però sempre in un piano prossimo a quello che comprende il meridiano terrestre: tale fenomeno si spiega assumendo che la Terra si comporti come una enorme calamita i cui poli sono prossimi a quelli geografici, e sia quindi sede di un campo magnetico la cui intensità, di valore esiguo, varia da luogo a luogo e la cui direzione è data dall’ago della bussola; si conviene inoltre di chiamare polo Nord di una qualunque calamita quello che si rivolge verso il nord geografico, e polo Sud l’altro. M. solare, m. stellare, il fenomeno per cui il Sole e le stelle creano attorno a sé campi magnetici. M. delle rocce, il fenomeno per cui le rocce formate da materiali para- o ferrimagnetici (le rocce ferromagnetiche sono quasi inesistenti) possiedono una magnetizzazione prodotta dall’attuale campo magnetico terrestre (magnetizzazione indotta) alla quale s’aggiunge, per le rocce ferrimagnetiche, una magnetizzazione residua, acquistata nel corso dei tempi geologici, sempre per effetto del campo magnetico terrestre, in virtù di varî processi; tra questi il più importante è la magnetizzazione assunta nel momento del loro consolidamento dal magma (magnetizzazione termoresidua), avente direzione e verso determinati dal campo magnetico terrestre esistente a quell’epoca in quel punto (donde la grande importanza dello studio di questa magnetizzazione a fini paleomagnetici: v. paleomagnetismo). b. Per estens., la parte della fisica che si occupa dei fenomeni magnetici e che, dall’inizio del sec. 19°, estende il proprio campo di indagine alle reciproche interazioni tra magneti e circuiti percorsi da correnti elettriche (questi generano nello spazio circostante un campo magnetico, a loro volta risentendo della presenza di campi magnetici esterni); nella seconda metà dello stesso secolo tali studî confluiscono in una teoria unitaria di tutti i fenomeni elettrici e magnetici (elettromagnetismo) in base alla quale il campo magnetico (anche quello generato dai magneti permanenti) può essere sempre ricondotto al movimento di cariche elettriche, mentre le reciproche relazioni tra campo elettrico e campo magnetico vengono compiutamente espresse dalle equazioni di Maxwell (v. maxwelliano), che legano ciascuno dei due campi, elettrico e magnetico, oltre che alla distribuzione delle cariche e delle correnti, anche alla variazione dell’altro campo. 2. a. M. animale, ipotetico «fluido» che secondo il medico tedesco F. A. Mesmer (1734-1815) si sarebbe sprigionato dagli organismi animali e in partic. dall’uomo (in contrapp. fu detto m. minerale quello che si pensava emanato dai magneti naturali): sarebbe stato possibile concentrarlo e indirizzarlo, con effetti terapeutici, per mezzo di movimenti delle mani (magnetoterapia o mesmerismo). b. In senso fig., forza di attrazione particolarmente intensa, capacità di suggestionare e soggiogare: incantare, ipnotizzare col m. dello sguardo.