mago
s. m. [lat. magus, dal gr. μάγος, che è dal pers. ant. magush] (pl. -ghi; ant. e nel sign. 1 -gi). – 1. Propriam., sacerdote e sapiente dell’antica religione persiana. In questo senso si usa spec. il plur. magi (v.), su cui si è formato anche un sing. magio (v.), in modo da creare un paradigma diverso in conformità della differenziazione semantica. 2. (f. -a; pl. -ghi) Nell’uso com.: a. Chi esercita le arti della magia, taumaturgo, o, in senso spreg., fattucchiere: credere nei maghi; Simon Mago; i maghi furono bruciati come eretici; anche, nell’uso moderno, guaritore. b. Personaggio mitico e favoloso, cui si attribuivano potere e sapienza soprannaturali: il m. Merlino, il m. Atlante, il m. Ismeno, e, al femm., la maga Alcina, la maga Melissa, personaggi delle composizioni letterarie dell’ultimo medioevo, dei poemi epico-cavallereschi del Rinascimento, o delle favole popolari; il m. sabino, fantastico personaggio dalla barba incolta e dai capelli lunghi; quindi, sembrare il m. sabino, scherz., di chi ha barba fluente e chioma scomposta. c. Per estens., chi è straordinariamente abile in una data cosa: un m. del colore, della penna; m. della novissima fisica, egli dominava completamente i raggi infrarossi (Gadda). d. In senso fig., non com., persona che esercita un particolare fascino su altre; ammaliatore, incantatore; in questo sign. è usato soprattutto al femm.: quella ragazza è una maga! 3. In funzione di agg., ant., di o da mago, magico: forza assai maggior che d’arti maghe (Petrarca). ◆ Dim. maghétto; accr. magóne.