mais
màis (ant. màiz) s. m. [dallo spagn. maiz, voce della lingua aruaca]. – Pianta annua (lat. scient. Zea mays) della famiglia poacee o graminacee, detta anche granoturco, granone, frumentone; l’apparato radicale è formato da radici avventizie che si sviluppano in corrispondenza dei nodi inferiori del culmo; questo è costituito da un numero variabile di internodî che racchiudono un tessuto midollare spugnoso; le foglie hanno un lembo con nervatura centrale ben evidente e sono inserite una per ogni nodo. Il mais è specie monoica con i fiori maschili riuniti in una infiorescenza terminale a pannocchia, detta pennacchio, mentre quelli femminili, inseriti su un asse ingrossato, il tutolo, formano una spiga, impropriam. chiamata pannocchia, avvolta da brattee che nel loro insieme prendono il nome di cartoccio; nella spiga, inserita all’ascella di una foglia mediana, i fiori femminili sono disposti in file longitudinali, che variano numericamente da 4 a 30; i frutti sono cariossidi che, a seconda delle varietà, sono diverse per forma, dimensione e colore (bianco, giallo, rossastro, viola e perfino nero). La pianta, specie originaria del Nuovo Mondo e introdotta in Europa subito dopo la scoperta dell’America, costituisce una delle colture agronomiche di maggior interesse dell’Eurasia e dell’Africa; in Italia è la coltura cerealicola più importante dopo il frumento. Le granella sono utilizzate soprattutto per l’alimentazione umana (farina di mais) e del bestiame o per l’industria che ne ricava amido, olio o altri sottoprodotti di interesse zootecnico; dopo la raccolta della granella i residui colturali sono interrati con l’aratura; i cartocci trovano impiego anche in attività artigianali. A maturazione incompleta il mais è utilizzabile come foraggio, dopo aver trinciato e insilato la pianta intera o solo le pannocchie con i cartocci.