malacooperazione
s. f. inv. Attività di cooperazione internazionale gestita in modo poco trasparente e efficace. ◆ Laurea in Scienze politiche, 37 anni, nel consiglio nazionale del Sunia, lavoro in una cooperativa sociale per anziani e bambini handicappati, da diciotto anni in Italia e sei figli cittadini italiani, Jean Djeokeng ha voluto ricordare al movimento di [Antonio] Di Pietro anche la «piaga della malacooperazione, che è la causa principale dell’immigrazione di massa». (M. Z., Repubblica, 21 marzo 1998, p. 9, Politica) • La cooperazione della fine degli anni Ottanta è stata anche la cooperazione degli scandali e della corruzione. Una «malacooperazione» che troppo spesso vedeva la complicità tra élites corrotte dei Paesi di provenienza, a cominciare dall’Italia, e di destinazione degli aiuti. (Walter Veltroni, Stampa, 13 agosto 1999, p. 6, Interno) • «Non escludo nulla», ha detto l’inviata del manifesto alla commissione, ma «Ilaria [Alpi] non mi parlò dei suoi interessi professionali. La malacooperazione era argomento di conversazione fra giornalisti ma non mi disse niente di specifico». Il giorno dopo Giuliana Sgrena non vuole aggiungere nulla: «C’è il resoconto dell’audizione, basta quello», si limita a dire. (Lorenzo Salvia, Corriere della sera, 22 luglio 2005, p. 20, Cronache).
Composto dall’agg. malo e dal s. f. cooperazione.
Già attestato nella Repubblica del 30 gennaio 1993, p. 7 (Silvana Mazzocchi).