maledetto
maledétto (ant. o tosc. maladétto) agg. [part. pass. di maledire]. – 1. a. Colpito da maledizione: un uomo m. da Dio (cui spesso si aggiunge: e dagli uomini); le anime m. dell’Inferno; anche come sost.: andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno (traduz. da Matteo 25, 41: discedite a me maledicti in ignem aeternum); popolo m., espressione con cui, nella tradizione antisemita, è stato indicato il popolo ebraico, perseguitato e disperso poiché ritenuto responsabile della morte di Gesù: non dobbiamo dimenticare che il popolo ‘eletto’ fu, per diciassette secoli, comunque ingiustamente, il popolo m. (Mazzini). b. estens. Di cosa che sembra recare in sé danni, sciagure, dolori, e trasmetterli ad altri: è una casa, una terra m.; è denaro m. quello guadagnato succhiando il sangue dei poveri; erano tempi m., quelli!, tristi, dolorosi, infausti. c. Con sign. più generico, nell’uso fam., come espressione di sfogo, in tono ora fortemente irritato ora lievemente scherz., rivolta contro persona o cosa che procuri noia, disturbo, fastidio, preoccupazioni varie (preceduta in genere dagli agg. questo o quello): devo pagare queste m. cambiali; non mi va di tornare in quel m. ufficio; questa m. automobile non vuol proprio partire; quando la finirà con quella m. lagna?; come si fa a uscire, con questo tempo m.?; sostantivato, con riferimento a persona come epiteto ingiurioso o espressione di rancore: cosa pretende ancora da me, quel maledetto? Con valore prevalentemente rafforzativo in frasi quali: avere una fame, una sete, una paura m.; avrei una voglia m. di fargliela pagare cara; e al superl.: viene sempre con la sua maledettissima fretta. d. Col verbo essere, spesso sottinteso, in formule di maledizione, d’imprecazione, o in frasi che esprimono condanna morale, deprecazione: m. chi non onora suo padre e sua madre (traduz. dal Deuteronomio 27, 16: maledictus qui non honorat patrem suum et matrem); maladetti siate voi, e la vostra presunzione (Dante); Maledetti gli osti! – esclamò Renzo tra sé: – più ne conosco, peggio li trovo (Manzoni); Maledetto chi usurpa l’altrui, Chi ’l suo dono si lascia rapir (Berchet); m. me e quando gli ho dato retta!; m. il giorno che l’incontrai! e. Poeti m., denominazione dei poeti decadenti, che fa riferimento a un’opera critica di P. Verlaine (Les poètes maudits, 1884), il quale riprese l’immagine da una poesia di Ch. Baudelaire dove una madre maledice la sorte che le ha dato un figlio poeta: con questa espressione Verlaine indicava i veri creatori, i «poeti assoluti» (come anche li chiama) che, misconosciuti dal proprio tempo, trionferanno domani, perché attraverso le loro sofferenze progredisce lo spirito umano. 2. Al femm., in usi ellittici: avere la m., non com., essere sfortunato al gioco; non saperne, non capirne una m., pop., nulla di nulla; come locuz. avv., alla m., con ogni sforzo, con tutta la tenacia possibile: correre, studiare, battersi alla maledetta. ◆ Avv. maledettaménte, usato in genere per rafforzare il sign. di un verbo, di un aggettivo o di un altro avverbio, conferendo loro valore rafforzativo e iperbolico: studiare, lavorare, gridare maledettamente; un autobus maledettamente pieno; mi fa maledettamente male la testa; e per antifrasi: oggi sei vestita maledettamente bene.