malignita
malignità s. f. [dal lat. malignĭtas, der. di malignus «maligno»]. – 1. a. L’esser maligno, qualità di chi è maligno: la m. del demonio; ho avuto molte prove della sua malignità. b. Tendenza e abitudine a giudicare gli altri, le loro azioni, i loro comportamenti nel modo più sfavorevole, provando quasi un sottile compiacimento nel supporre colpe, deviazioni e debolezze in atti altrui che potrebbero anche essere innocenti, privi di malizia: non è affatto vero ciò che dici (o ciò che pensi), la tua è soltanto m.; pensare, dire, affermare con m., con sottile m., o senza m.; non credo ci fosse m. nelle sue parole. 2. Pensiero o discorso maligno: pensare, dire una m.; la tua è una m. bella e buona; spesso al plur.: dire m., fare commenti maliziosi su fatti o comportamenti altrui, anche senza cattiveria e sentimento di ostilità: chissà quante m. avete pensato sul conto mio!; sono state tutta la sera a conversare, scambiandosi un sacco di m. sul conto degli invitati; è una giornalista famosa per le sue malignità. 3. a. L’esser maligno, cioè sfavorevole, ostile, nocivo, con riferimento a forze e fenomeni cui si attribuisce una volontà e capacità malefica: lottare contro la m. della sorte; imprecare contro la m. del destino; la m. del clima, del morbo, di un’epidemia. b. Nel linguaggio medico, la proprietà di un tumore di infiltrare nella sua crescita i tessuti circostanti e di riprodursi a distanza per metastasi.