manicheo
manichèo agg. e s. m. (f. -a) [dal lat. tardo Manichaeus, che si rifà al nome del fondatore di questa dottrina, Mani (216-277 d. C.) o, come fu chiamato in Occidente, Manicheo (prob. dal siriaco Mānī ḥayyā «Mani il vivente»)]. – 1. Che si riferisce alla dottrina del manicheismo o ai suoi seguaci: setta, gerarchia m.; dualismo manicheo. Come sost., seguace del manicheismo: la dottrina dei manichei. 2. Per estens., di persona che nel giudicare atteggiamenti, opinioni, situazioni ritiene di poter formulare giudizî secondo un’opposizione radicale di vero e falso, bene e male, senza offrire alternative né ammettere sfumature, e ritenendo di essere dalla parte del giusto e del vero: è un m., per lui esiste soltanto il bene o il male; analogam., giudizî m., concezione m., distinzione m. tra giusto e ingiusto, tra buoni e cattivi. 3. Scrittura m., tipo di scrittura corsiva usata in testi medievali persiani, sogdiani e turchi, di contenuto manicheo, rinvenuti tra le rovine della cittadina di Tūrfān, nel Turkestan cinese, all’inizio del sec. 20°.