mano
s. f. [lat. manus -us] (pl. le mani; pop. in alcune regioni d’Italia le mane, con un sing. mana; ant. e dial. le mano [continuazione del plur. lat. manus]. Il sing. può troncarsi anche nell’uso com., spec. in posizione proclitica e in locuz. avv.: a man bassa; a man salva, e sim.; più raro, sempre letter., il troncamento del plur.: Que’ che ’n Tesaglia ebbe le man sì pronte, Petrarca). – 1. Nell’anatomia dei vertebrati, in senso ampio, il segmento distale dell’arto anteriore dei tetrapodi (detto più propriam., in anatomia comparata, autopodio), corrispondente alla pinna pettorale dei pesci crossopterigi (dalla quale, dal punto di vista evolutivo, è derivato), e la cui funzione è in generale, nella maggior parte delle specie, connessa con la locomozione; comprende le ossa del carpo (cui corrisponde la regione detta basipodio), quelle del metacarpo (metapodio) e quelle delle falangi (acropodio). Più propriam., il termine indica la corrispondente parte anatomica dei primati, modificata in un organo prensile dotato di cinque dita: il primo dito è formato da due falangi anziché da tre come le altre dita, e rispetto a queste diverge e, in alcune scimmie, è capace di opporsi; la cute del lato ventrale della mano è priva di peli, solcata da pieghe e ricca di terminazioni nervose che ne accrescono la sensibilità tattile; le unghie piatte che ricoprono le falangi distali lasciano liberi i polpastrelli e facilitano la manipolazione. In partic., nell’uomo, l’avvenuto passaggio a un’andatura completamente bipede è in stretta relazione con l’ulteriore trasformazione della mano (non più necessaria alla deambulazione): questa è divenuta, in concomitanza con l’espansione delle strutture e delle funzioni cerebrali, un organo specializzato nella presa di precisione (il pollice è articolato in modo da poter compiere ampie rotazioni ed è quindi completamente opponibile rispetto a ogni altro dito), adatto all’esecuzione di operazioni complesse e consapevoli, attraverso le quali si sono potute manifestare le prime capacità creative peculiari dell’uomo. Con riferimento all’uomo: le dita, la palma, il rovescio (o dorso) della m.; i muscoli, le articolazioni della m.; la Scrittura ... e piedi e mano Attribuisce a Dio e altro intende (Dante); mani lunghe, sottili, ben curate; mani tozze, larghe, nodose, incallite; m. nude, inguantate; ho la febbre brutta e in questa stanza d’albergo fa pure freddo, le m. mi si gelano e quasi non riesco a stringere la penna (Marco Lodoli). Con partic. specificazioni, indica, nel linguaggio medico, deformazioni tipiche: mano ad artiglio, con la posizione delle dita flesse a uncino; m. di scheletro, scarna per atrofia dei muscoli; m. cadente o da cardinale, flessa sull’avambraccio con le dita in atteggiamento di semiflessione, per paralisi dei muscoli estensori; m. da ostetrico, caratteristica della tetania, con le dita tese e ravvicinate a cono. Amputazione della m., nelle consuetudini giuridiche degli antichi popoli barbari, di società islamiche e di altre popolazioni, pena prevista per le persone riconosciute colpevoli di alcuni gravi reati, come i ladri recidivi, i falsarî, i falsi testimoni, ecc. Fraseologia, in senso proprio e fig.: a. In unione con verbi, per indicare gesti variamente espressivi: alzare la m., in segno di giuramento; alzare (o levare) le m. al cielo, in gesto di preghiera; alzare le m., per arrendersi (mani in alto!, intimazione che si rivolge a una o più persone, ponendole sotto la minaccia di un’arma, per metterle nell’impossibilità di reagire); alzare la m. (o le m.) su o contro qualcuno, disporsi a percuoterlo, a schiaffeggiarlo o sim. (anche, picchiarlo senz’altro); baciare la m. o le m., in segno di ossequio (v. baciamano); battere le m., palma contro palma, per applaudire, se il gesto è compiuto ripetutamente e a lungo, o per chiamare qualcuno, per imporre silenzio o chiedere attenzione (a scolari), se i colpi sono battuti solo due o tre volte; dare la m., per suggellare un patto o semplicemente per salutare, congratularsi e sim.; nello stesso senso anche stringere la m. a qualcuno, e, con valore reciproco, stringersi la m. (L’han giurato; e si strinser la mano Cittadini di venti città, Berchet); una stretta di m.; e in frasi ellittiche: la m.!, qua la m.!, invitando altri per un gesto di congratulazione, di riappacificazione o di accordo; giungere le m., nella preghiera (lo scongiurava a m. giunte); imposizione delle m., come rito sacramentale della liturgia cristiana (v. imposizione); mettersi una m. sul cuore, per attestare la bontà o l’onestà delle proprie intenzioni (anche, valutare con indulgenza e pietà una situazione: si tratta di una vicenda penosa, mettiti una m. sul cuore); mettersi le m. nei capelli, in segno di disperazione; mettersi una m. sulla coscienza, esaminare con onestà le conseguenze dei proprî atti, valutare le proprie responsabilità, e sim.; mordersi (o rodersi) le m., per rabbia o pentimento; prendere per m., per guidare, proteggere, rincuorare; tenersi per mano, di persone che vanno insieme stringendo l’uno la mano dell’altro; stare con le m. alla cintola (o con le m. in mano), stare inoperoso; stropicciarsi (o fregarsi) le m., in segno di soddisfazione; tendere la m., per mendicare, o anche in segno di perdono, di accordo, di riappacificazione, o per recare aiuto. Modi prov.: la m. sinistra non sappia quel che fa la destra, frase evangelica («te autem faciente elemosynam nesciat sinistra tua quid faciat dextera tua», Matteo 6, 3); una m. lava l’altra e tutte e due lavano il viso, come invito alla solidarietà; gli dai un dito e ti prende la mano, a proposito di persona che non s’accontenta di ciò che riceve, mostrandosi anzi sempre più esigente e indiscreta. b. Considerata come strumento diretto dell’azione, di un lavoro, ecc.: avere forza nelle m.; li ha allevati con le sue m.; ha voluto cucirgli l’abito tutto di sua mano. In partic., con riferimento alla scrittura: una lettera di sua m., autografa; di bella m., con buona calligrafia; sul foglio c’è un’aggiunta di altra mano. O riferendosi al lavoro di un artista: un rilievo di m. dell’Antelami; anche nel sign. di maniera caratteristica, stile: si riconosce subito nel dipinto la m. del Correggio. Talvolta in contrapp. a senno, ingegno, per indicare il lavoro compiuto con la forza fisica o in genere l’attività pratica: Molto egli oprò co ’l senno e con la m. (T. Tasso); in qualche atto più degno O di m. o d’ingegno ... si converta (Petrarca). In locuz. particolari che si riferiscono alle varie forme dell’operare umano: porre mano (mettere m.) a un lavoro, iniziarlo: quella mattina, io andava mettendo mano ora a una cosa, ora a un’altra (Manzoni); e con l’indicazione degli strumenti di lavoro: mettere m. ai pennelli, alla penna, alle trombe e sim.; i marinari, già messo le mani Ai remi (Ariosto); mettere m. alle armi, afferrarle per iniziare un combattimento; anche in frasi ellittiche esclamative: mano ai remi!, mano alle pompe!; in senso fig.: poema sacro Al quale ha posto mano e cielo e terra (Dante), alla cui creazione hanno contribuito cielo e terra; fare, o farsi, la m. (prendere la m.), acquistare pratica a un lavoro, a un esercizio qualsiasi; avere per le m. un lavoro, un affare, attendervi, esservi impegnato, o stare per impegnarvisi; avere le m. in pasta, essere addentro a un lavoro, a un affare, essere ben introdotto in un ambiente, avere influenza in un’organizzazione o attività, e sim.; non com., cavare le m. da un lavoro, portarlo a termine, sempre con l’idea di una notevole difficoltà (non so se potremo cavarne le m. prima di un anno); reggere la m., del bambino che impara a scrivere o disegnare, e, fig., guidare qualcuno nel suo lavoro; dare una m., aiutare, sia in modo occasionale (ehi là! venite a darmi una m.; potrebbe anche dare una m., in questi momenti, invece di venir tra’ piedi a piangere e a impicciare, Manzoni), sia in modo continuo (ormai è grande e dà una m. al padre nell’officina); dare o prestare man forte (non com. manforte) a qualcuno, prestargli aiuto, soccorso, assisterlo, anche in azioni o imprese non buone; tenere m., e tenere man forte, con riferimento a un’azione non lecita, essere complice o consenziente (cfr. manutengolo); un colpo di m. (v. colpo, nel sign. 3 e). Rispetto al modo dell’agire: lavorare con m. sicura, con m. ferma, con m. maestra; similemente operando a l’artista Ch’a l’abito de l’arte ha man che trema (Dante); m. benedette, che riescono bene in tutto ciò che fanno; avere la m. leggera, anche fig., di chi agisce con moderazione, con finezza; e per contro avere la m. pesante, di chi è duro e grossolano nel comandare, nel punire, nel rimproverare (anche, in questo senso, calcare la m.); avere le m. legate, fig., non avere libertà d’azione, e, all’opposto, avere le m. libere; anche al sing.: ti dò m. libera, piena facoltà di agire (nel commercio, la locuz. a m. libera indica che l’ordine di comprare o vendere dato dal committente al commissionario è senza vincolo di condizioni o di prezzo; a m. vincolata, quando l’ordine è sottoposto a vincolo di determinate condizioni, di prezzo, di pagamento e tempo d’esecuzione); con altro senso, disegno a m. libera, senza aiuto di riga o compasso; avere le m. lunghe, fig., di persona che ruba, o che riesce a ottenere ciò che vuole per mezzo di appoggio e di intrighi, o che è pronto a usarle per picchiare; con altro sign., essere la lunga m. di qualcuno (v. longa manus); allungare le m., per picchiare o per trarre piacere in palpeggiamenti furtivi (con questo senso, anche fare la m. morta); sporcarsi le m., partecipando ad azioni poco oneste; e per contro, avere le m. nette o pulite; politica delle m. nette, quella onesta, non lesiva dei diritti dei popoli e degli individui, secondo una frase pronunciata da B. Cairoli, dopo il congresso di Berlino (1878), nel quale il governo da lui presieduto si era astenuto dal chiedere compensi territoriali: frase assunta nella polemica giornalistica come espressione di politica rinunciataria. Per m. d’opera, v. manodopera. c. Considerata come strumento di lotta: mettere le m. addosso a qualcuno, aggredirlo, malmenarlo, o anche come gesto di minaccia; venire alle m., a rissa, a battaglia; anticam. anche essere alle m. (Mostra d’aver, come tu avrai in effetto, Disio che ’l mago sia teco alle mani, Ariosto); giù le m.! (o giù la m.!, meno com. le m. a casa!), intimazione rivolta a chi alza le mani per usarle contro altri, o a chi sta tentando di appropriarsi di qualche cosa (anche in senso fig.); essere svelto di mano, pronto a menare le m., essere manesco; sentirsi prudere le m., avere voglia di picchiare; scherzo di mano scherzo da villano (prov.); volgere le m. contro qualcuno, per ucciderlo o comunque con intenzioni ostili: conosceva dovere avvenire che gli uomini ... fossero meno pronti che per l’addietro a volgere le m. contro se stessi (Leopardi), a suicidarsi. d. In altre espressioni la mano è considerata più particolarmente nella sua funzione di afferrare, di prendere, di tenere: prendere in m. il volante, le redini, ecc.; lasciarsi sfuggire qualcosa di mano; all’aeroporto si avviarono sereni, il figlio appena imbronciato che li teneva per mano in macchina, uno con una m. e l’altra con l’altra, però anche fiero di quei genitori che facevano un viaggio all’estero (Clara Sereni); mani di ricotta, di pasta frolla, fam. scherz., di chi spesso lascia cadere quello che tiene o che porta. E in usi fig., con riferimento al possedere, al ricevere, al dare: chiedigli la ricevuta, tanto per avere (o perché ci resti) in m. qualcosa; s’è trovato con un pugno di mosche in m. (o con le m. piene d’aria); presentarsi a m. vuote, senza nulla da offrire; restare, tornarsene a m. vuote, senza avere ottenuto nulla, o, più genericam., aver subìto un insuccesso, una delusione; dare a piene m., con larghezza; avere le m. bucate, essere prodigo, sciupone. e. Con riferimento al potere che nelle mani ha il suo strumento e il suo simbolo, indicando di volta in volta arbitrio, autorità, protezione: cadere in m. (o nelle m.) del nemico; ant. anche venire a mano, venire in potere: lo sciagurato Venuto a man de li avversari suoi (Dante); in che mani era cascato!; mettersi nelle m. di qualcuno, affidarsi a lui completamente; essere nelle m. di qualcuno, in suo potere, o sotto la sua protezione; essere nelle m. di Dio, dipendenti dalla sua volontà, dalle sue decisioni, quando ci si trovi in situazione critica, oppure detto di cosa il cui esito sia incerto (con sign. diverso: è stata la m. di Dio, parlando di un aiuto tempestivo e provvidenziale); la questione è ora in m. sicure, in m. esperte; avere in m. la situazione, il comando, la vittoria; governare con m. ferma; prendere la m., di cavallo che non obbedisce alle redini e, fig., di persona che, essendo in posizione subalterna, approfitta della mitezza di un superiore, prendendo il sopravvento, o di situazione che sfugga al controllo. f. Considerando la mano come sede del tatto: toccare con m., accertarsi per conoscenza diretta: se non ci credi, puoi toccare con m.; far toccare con m., mostrare in modo evidente la verità di un’asserzione e sim. g. Talvolta solo per indicare un rapporto spaziale: a portata di m., di cosa che è vicina, che si potrebbe quasi raggiungere con la mano nell’istante stesso; con lo stesso sign., non com., avere alle mani, tra mano e sim. (cfr. più oltre la locuz. avv. alla m.); anche nello stesso senso, a mano: nella quale [magia] i fatti sono di molto maggiore importanza, e più a m., da poterli verificare (Manzoni); fuori (di) m., di luogo lontano dal centro abitato, o comunque remoto: Càpito in Sant’Ambrogio di Milano, In quello vecchio, là, fuori di m. (Giusti). h. In relazione al movimento di persone o veicoli, può indicare i due lati corrispondenti alle due mani: girare, voltare a man dritta (o a mano destra), a m. manca (o a sinistra; meno com. a m. sinistra); dovendo a man destra tenere, si misero per una via a sinistra (Boccaccio); l’occhio intorno invio; E veggio ad ogne man grande campagna (Dante); cedere la m., far passare a destra altra persona con la quale si cammina, in segno di rispetto. Con sign. più preciso, nella circolazione stradale, ciascuno dei due sensi di marcia, indicati spesso da una linea che divide la strada per metà (la cosiddetta mezzeria), secondo i quali possono procedere i veicoli: in Italia le vetture tengono la m. destra (o semplicem. la destra); assolutamente: tenere la m., muovere nella direzione consentita; andare contro m., nel senso opposto al dovuto; essere di m., del veicolo che trovandosi sul lato giusto della strada ha diritto alla precedenza su altri. i. Altre locuzioni: chiedere la m. di una ragazza, domandarla in matrimonio; fare man bassa (calco del fr. faire main basse), saccheggiare e, fig., rubare, portare via senza discrezione (mani a basso! era il grido che presso gli antichi eserciti dava il segnale del saccheggio; giurare (prestare giuramento) nelle m. di qualcuno; leggere la m., secondo le regole della chiromanzia; lavarsi le m. di qualche cosa (in frasi come: io me ne lavo le m.; se ne è lavato le m.), disinteressarsene, declinare ogni responsabilità lasciando fare agli altri (con allusione a Ponzio Pilato che «lavit manus coram populo, dicens: Innocens sum a sanguine iusti huius», Matteo 27, 24); mettere le m. avanti (s’intende: per non cadere), prevenire un attacco, un’accusa, un rimprovero, un’obiezione, sia con l’accusare altri (sperando così di sfuggire alla propria responsabilità), sia adducendo in anticipo elementi a propria discolpa; anche più genericam., garantirsi o esigere garanzie contro eventuali danni, fare patti che mettano al sicuro dal pericolo di sorprese spiacevoli, e sim.; mettere la m. sul (o nel) fuoco, affermare in modo deciso (con allusione alla medievale prova del fuoco come giudizio di Dio); portare in palma di mano, tenere in gran conto; dare la buona m., la mancia; ungere le m., ant., corrompere con donativi: gli fece con una buona quantità di grascia ... ugnere le m. (Boccaccio). l. Nell’uso epistolare, Sue Mani; Sue Gentilissime Mani; Sue Proprie Mani (abbrev. S. M.; S. G. M.; S. P. M.) e sim., formule che si scrivono sulle buste di lettere fatte recapitare direttamente e non per posta. m. In locuzioni avv., usate talvolta con valore attributivo: a mano, con varî usi: condurre a m. un cavallo, per la briglia senza montarci sopra; fare manovra a m., di un’automobile, spostarla senza salirvi e senza avviare il motore (più com. a spinta); bomba a m., da lanciarsi con la mano; carta a m., fabbricata manualmente, non a macchina, e analogam. cucire a m., ricamare e ricamo a m.; spadone a due m., che s’impugna con tutte e due le mani; sonata a quattro m., per due esecutori con un solo pianoforte; alla mano, di cosa che è vicina, comoda, pronta (con le prove alla m.), e anche di persona affabile, cortese, facile a essere avvicinata; a mano a mano, nell’uso ant., vicino, alla pari: A man a man con lui cantando giva Il Mantovan (Petrarca); quindi, con valore temporale, immediatamente, subito: se io sarò fatto a mano a man capitano (Boccaccio); nell’uso mod. ha invece valore distributivo, significando «di volta in volta» (anche man mano): Man mano intrecciavi i capelli, Man mano allungavi le vesti (Pascoli); come congiunzione temporale, a m. a m. che, via via che: a m. a m. che s’avvicinava l’inverno gli alberi si facevano più spogli; a m. armata, con le armi in mano (rapina a m. armata), o anche, oggi meno com., con la forza militare (assalto a m. armata; in questo sign. talvolta nella forma lat. armata manu; per altre espressioni latine, v. manu militari; brevi manu); a man salva, senza incontrare resistenza, senza impedimento: rubare a man salva; una galea di corsari ... tutti a man salva gli prese (Boccaccio); di prima m., diretto, direttamente, senza passare attraverso altri (informazione, erudizione, citazioni di prima m.); di seconda m., attraverso passaggi intermedî (comprare di seconda m., roba già usata; informazione, erudizione, citazione di seconda m., d’accatto, assunta indirettamente, non frutto di ricerche personali); preparare di lunga m., alla lontana, di azione o lavoro cui si attende senza fretta, predisponendo coscientemente ogni cosa necessaria; di bassa m., ant., di bassa condizione; per m. di, per mezzo di (gli fu recapitato per m. di un fattorino). In passato, si diceva sopra mano di colpo d’arma bianca inferto con la mano alzata sopra la spalla, e sotto m., l’inverso (per altri sign. dell’espressione sotto m. nell’uso mod., v. sottomano). 2. Nello sport: a. In esercizî ginnici: mani ai fianchi, alla nuca, al petto, ordini di assumere tali posizioni. b. Nell’ippica, arrivo a mani basse, di fantino che giunge al traguardo con le mani in posizione normale, che ha vinto facilmente senza imporre sforzi al cavallo. c. Nel gioco del calcio, fallo di mano o di mani (brachilogicamente, fare un mani), fallo commesso da un calciatore che tocca intenzionalmente la palla con le mani o anche con le braccia (questa norma non si applica al portiere nei limiti della propria area di rigore). 3. Ognuna delle singole fasi di un lavoro, di un gioco e sim.; in partic., ogni copertura di tinta distesa su una superficie: dare una m. di biacca, di vernice; dare la prima, la seconda, l’ultima mano. Nell’attrezzatura navale, mano di terzaroli, ciascuna delle ripiegature che si fanno a una vela quando se ne vuole diminuire la superficie esposta al vento. Nel gioco delle carte, fase della partita, corrispondente alla distribuzione dell’intero mazzo (una m. di carte); essere di mano, con riferimento al giocatore che, seduto a destra o a sinistra di chi tiene il mazzo, gioca per primo; talvolta indica la singola presa: fare l’ultima m., prendere per ultimo tutte le carte rimaste in tavola. Analogam., in altri giochi: e in mille anni non saprebbero accozzare tre man di noccioli (Boccaccio), dove una mano è qui il gruppo di nòccioli che si giocano di volta in volta. 4. letter. Manipolo, schiera (conformemente all’uso lat. della parola manus): una m. di prodi; quelle medesime armi e m. trionfali [gli eserciti trionfatori dei Macedoni], le quali aveano occupato e suggette la libertà e forze d’innumerabili populi (L. B. Alberti); estens., gruppo: abbiamo laggiù una m. di scapestrati (Manzoni). 5. a. Nel diritto romano (come traduz. del lat. manus), potestà, potere, e in partic. l’autorità sovrana esercitata in epoca arcaica dal pater familias su tutte le persone a lui soggette, liberi e schiavi; l’espressione venne poi usata soprattutto con riferimento all’ingresso della donna nella famiglia del marito (m. maritale è detta infatti la potestà del marito sulla moglie), o al rapporto del padrone verso il servo (onde il termine lat. manumissio: v. manumissione e, per l’etimologia, manomettere). b. Con varî sign., nel linguaggio giur. medievale e moderno, la locuz. mano morta, per la quale v. manomorta. 6. La ventesima parte di una risma di carta, corrispondente a 25 fogli, oppure la centesima parte, corrispondente a 5 fogli (detta anche mazzetta). 7. Denominazione di strumenti o di oggetti la cui forma ricordi in qualche modo quella di una mano: a. M. di ferro, grappino d’arrembaggio dei Romani, simile all’arpagone; nell’attrezzatura navale moderna, speciale bracciolo, sporgente dalla murata della nave, per appoggiarvi le sartie degli alberi in modo da aumentarne il quartiere. b. M. di giustizia, insegna del potere sovrano in forma di scettro sormontato da una mano d’avorio benedicente, simbolo della consacrazione divina dell’autorità sovrana e poi del supremo potere giudiziario; si trova raffigurata in monete, sigilli e stemmi e fu anche insegna effettiva portata dal re nella sinistra, in uso spec. in Francia dal sec. 14° al 17°. c. In musica, m. armonica, o m. guidoniana, mezzo pratico per l’insegnamento della solmisazione, usato fino all’inizio del sec. 17°, e consistente nell’applicazione alle dita della mano, dalla parte della palma, del nome da solfeggiarsi per ogni nota in ossequio alle varie mutazioni proposte dal sistema esacordale di Guido d’Arezzo. d. In tipografia (e oggi anche in videoscrittura e in videografica), m. indicativa, segno in forma di mano con l’indice teso, inserito in una composizione entro o fuori giustezza, per richiamare su qualche cosa l’attenzione del lettore; v. anche manina, termine più frequente, soprattutto per l’uso nei manoscritti medievali e umanistici. e. In botanica, mano di Budda (v. budda, n. 2). 8. In araldica, la raffigurazione della mano nello scudo; si dice appalmata se mostra la palma, contrappalmata se mostra il dorso; i suoi smalti ordinarî sono di carnagione e d’argento. 9. In fisica, regola della m. (o regola delle tre dita), semplice regola mnemonica per il reciproco orientamento degli assi di una terna di riferimento, per cui i semiassi positivi x, y, z risultano disposti, nell’ordine, come le prime tre dita della mano destra, aperte a triedro, se la terna è destra (cioè levogira), come le prime tre dita della mano sinistra, sempre aperte a triedro, se la terna è sinistra (cioè destrogira). Da tale regola sono derivate altre, analoghe, relative a prodotti vettoriali, a campi magnetici, a correnti indotte. 10. In paleografia e in filologia, la parola (in passato nella forma lat. manus) è usata per indicare la scrittura di un singolo scrivente e le sue caratteristiche peculiari (in un manoscritto si può distinguere più di una mano, cioè più di uno scriba, con riferimento sia al testo, sia a correzioni o postille marginali, ognuna delle quali può essere indicata nell’apparato dell’edizione critica con sigle particolari: mano A, B, ecc.). 11. Nell’industria tessile, il termine, accompagnato da un appropriato qualificativo, indica il complesso delle proprietà qualitative di un tessuto, spec. per abbigliamento, che lo rendono atto per un uso piuttosto che per un altro e che sono valutabili essenzialmente al tatto (per es., di un tessuto con filati ad alta torsione si dice che ha una m. sostenuta rispetto a un altro con filati a bassa torsione; di un tessuto fatto con fibre poliestere, che sono piuttosto rigide, si dice che ha una m. rigida, e così via). ◆ Dim. manina (v.); accr. manóna; spreg. o vezz. manùccia; pegg. manàccia.