manomettere
manométtere v. tr. [dal lat. manumittĕre, propr. «affrancare (uno schiavo), mandar(lo) libero (mittĕre) dalla potestà (manus) del padrone»; nei sign. 2 e 3 il verbo è stato inteso nel senso di «mettere mano»] (coniug. come mettere). – 1. Nel diritto romano, affrancare uno schiavo mediante l’istituto giuridico della manumissione. 2. a. Nell’uso ant., lo stesso che manimettere, porre mano a qualcosa, cominciare a usarla (riferito spec. a bevande, come il vino). b. Nell’uso mod., aprire in modo indebito una cosa non propria, o comunque danneggiarla o alterarla, a scopo di furto o di sabotaggio, o per soddisfare un’illecita curiosità, e sim.: prima di forzare la cassaforte, i ladri hanno manomesso il sistema d’allarme; m. la corrispondenza, un plico, un pacco; i sigilli sono stati manomessi. c. fig. Disordinare, travisare: quel guastamestieri del volgo è ardito a m. le parole, e a far dir loro le cose più lontane dal loro legittimo significato (Manzoni); non com., violare: hanno manomesso i nostri sacrosanti diritti. 3. ant. Mettere le mani addosso a una persona, farle violenza. ◆ Part. pass. manomésso, anche come agg., nel sign. 1: lo schiavo manomesso (o il manomesso, come sost.) conservava alcuni obblighi verso il manumittente; nel sign. 2: lettera manomessa.