mansuefare
v. tr. [dal lat. mansuefacĕre, comp. di mansues -etis, variante di mansuetus «mansueto» e facĕre «fare»] (coniug. come fare). – In senso proprio, riferito a fiere o bestie in genere, rendere mansueto, docile, addomesticare: m. le tigri, le belve. Per estens., letter., mitigare, quietare, raddolcire, o anche incivilire: curino di m. la plebe inferocita (Giordani); m. le tribù nomadi del deserto (C. Cattaneo); anche con compl. astratto: con intendimento di rompere e m. la ferocia degli uomini (Leopardi); meno com., e spesso scherz., riferito a persona singola. Nell’intr. pron., mansuefarsi, farsi mansueto. ◆ Part. pass. mansuefatto, anche come agg., divenuto mansueto: leoni mansuefatti, belve mansuefatte; e con sign. estens., letter.: tosto il Signor vedrai Mansuefatto a te chieder perdono (Parini); i costumi d’oggi mansuefatti e inciviliti (Bacchelli).