marciare
v. intr. [dal fr. marcher «calpestare, camminare», che è il lat. tardo *marcare, prob. di origine germ.] (io màrcio, ecc.; aus. avere). – 1. a. Procedere a passo di marcia, riferito soprattutto a reparti militari, ma anche a persone che procedono ordinatamente inquadrate: m. in colonna, a plotoni affiancati, con passo di parata; passò marciando una squadra di boy scouts, di majorettes. b. Nelle esercitazioni militari, o in operazioni belliche, avanzare per reparti verso un obiettivo: una colonna marciò direttamente sulla capitale; in questo senso, riferito, per estens., anche a reparti motorizzati, corazzati, e sim., in azione: la divisione di carri armati marciava contro le difese nemiche. c. In atletica, eseguire una gara o un allenamento nella specialità della marcia, con partic. riferimento allo stile e alla velocità. 2. a. estens. Camminare, andare, di solito con andatura regolare e spedita, riferito anche a persona singola, in frasi scherz. o iron.: che fai qui? marcia!, vattene!; far m. qualcuno, farlo rigare diritto, obbligarlo a lavorare, a rendere: lo faccio m. io, vedrai! Meno com., avere un determinato tenore di vita: prima andava vestito di stracci, e ora marcia da gran signore; aveva delle pietre al sole, e marciava da pari a pari coi meglio del paese (Verga). b. Nell’uso fam. roman., ci marcia, di persona che sfrutta a proprio vantaggio e senza scrupoli una situazione. 3. Riferito a veicoli, procedere, avanzare: l’automobile marciava a velocità sostenuta; sull’autostrada, riesco a m. a 160 all’ora; gli autobus non possono m. con le porte aperte. Di motori o macchine in genere, funzionare: il motore ora marcia a meraviglia. 4. fig. Procedere in modo positivo: gli affari cominciano finalmente a marciare.