martello
martèllo s. m. [lat. tardo martellus, affine a malleus «maglio»]. – 1. a. Utensile che serve per battere, costituito da un blocchetto di acciaio (o talvolta di materiali meno duri, come rame, ottone e sim., e per taluni usi speciali anche di plastica o di gomma) variamente sagomato e solitamente detto testa, il quale, nella sua forma più comune, il m. da fabbro o da meccanico o da officina, è costituito di una parte più tozza, limitata da una superficie battente piana, detta bocca, e di una parte assottigliata a cuneo, detta penna; il centro del blocchetto è munito di un foro, o occhio, in cui viene infilato il manico, generalmente di legno duro, fissato con una bietta metallica o di legno. Fondamentalmente simili per il modo dell’uso e dell’impugnatura sono il m. da falegname, con la penna biforcuta e a spigoli piani, adatta all’estrazione dei chiodi dal legno, il m. da calderaio, con la testa tozza a base circolare e penna ad angolo acuto, il m. da vetraio, con testa e penna allungate e sottili, il m. da calzolaio, con bocca a bottone e penna angolata, il m. da orologiaio e il m. da tappezziere, ambedue con testa tronconica e penna piatta sottile, il m. da impiallacciatore, con penna a spatola larga e curva per spianare il piallaccio, il m. da carrozziere, con testa di legno o di plastica a basi arrotondate senza penna (più propriam. detto mazzuolo). Altri tipi speciali sono: il m. da scultore (v. mazzuolo1), il m. da grana (v. bocciarda), il m. forestale, a forma di piccola scure, usato in selvicoltura per marcare le piante. In alpinismo sono usati il m. da roccia, con blocchetto corto, che serve spec. per conficcare ed estrarre chiodi, il m. da ghiaccio, con lunga punta ricurva e manico corto, adoperato per piantare chiodi e fare gradini; funzione simile hanno anche il m. schiodatore e il m. piccozza, adoperato questo soprattutto nelle salite di misto per piantare chiodi da roccia e da ghiaccio e per gradinare. In medicina, m. percussore, piccolo martello con la testa coperta o formata interamente di gomma, adoperato per la provocazione dei riflessi tendinei o muscolari. b. A martello, locuz. avv. usata con varie accezioni: suonare a m., detto, per analogia con il battere cadenzato del martello del fabbro, delle campane quando suonano con rintocchi rapidi e staccati (è l’opposto di suonare a distesa) per chiamare il popolo a raccolta o avvertire di un pericolo incombente; battere, pulsare a m., con battiti accelerati e violenti: il cuore, le tempie mi battevano a m.; meno com., dei raggi del sole che scendono ardenti e quasi verticalmente: il sole picchiava a m. sulle nostre teste. 2. estens. a. Oggetto, generalmente metallico, che, pur avendo forma diversa da un martello, ha funzione analoga a questo, servendo da percussore; in partic., il m. dell’uscio, del portone, il battente o picchiotto: bussare con due colpi di martello; m. della campana, il battaglio, e spec. quello che, azionato da un congegno a orologeria, suona le ore sulle campane degli orologi delle torri o dei campanili. b. Nome di macchine operatrici ad aria compressa, munite di utensili di varia forma, battenti o perforanti: m. pneumatico, macchina operatrice in cui l’azione percuotitrice o perforante è ottenuta in modo analogo a quello della perforatrice dalla quale differisce soltanto per le dimensioni e la manovrabilità: è adoperato, in diversi tipi che prendono il nome dall’uso cui sono destinati (m. perforatore, m. demolitore, m. scrostatore, m. fucile, ecc.), nella tecnica mineraria per l’abbattimento di rocce, in edilizia per la demolizione di murature, calcestruzzi, pavimentazioni stradali, ecc. c. M. elettromagnetico, macchina operatrice impiegata per la lavorazione di materiali metallici mediante urto dell’utensile (martello) fissato a un’asta verticale di materiale ferromagnetico che, disposta lungo l’asse di un solenoide e trattenuta da una molla, compie bruschi spostamenti assiali al passaggio della corrente elettrica. 3. Nel medioevo (e poi fino ai sec. 17°-18°), arma immanicata, da botta, composta del manico e del ferro; quest’ultimo era generalmente lavorato a forma di becco, più o meno ricurvo (per cui si ebbero martelli d’arme denominati a becco di corvo, a becco di falco, ecc.), al fine di rendere possibile di trapassare, con la violenza del colpo, le stesse armature; m. manesco, l’arma usata dalla cavalleria, con manico corto; m. d’asta, l’arma usata da uomini a piedi, con manico lungo. 4. Nell’atletica leggera, attrezzo costituito da una sfera di piombo, di ottone o di ferro (del peso minimo di 7,257 kg), alla quale è attaccato mediante un perno (fisso o a sfera) un filo d’acciaio armonico (manico) della lunghezza di 1,22 m, che termina con una impugnatura rigida a maniglia doppia o singola; è usato dagli atleti nella gara individuale detta lancio del m. (o assol. martello). 5. Nel linguaggio medico: a. In anatomia, uno degli elementi della catena degli ossicini dell’orecchio medio, di forma simile a quella di un martello, lungo circa 8 mm, che da una parte (quella corrispondente al manico) aderisce alla membrana del timpano, mentre dall’altra (corrispondente alla testa) si articola col corpo dell’incudine. b. In patologia, dita a martello, deformità acquisita delle dita del piede, consistente nell’atteggiamento in flessione della prima articolazione inter-falangea e nella posizione in estensione della seconda. 6. Con funzione appositiva, in zoologia: a. Pesce martello, pesce cartilagineo della famiglia sfirnidi (Sphyrna zygaena), caratteristico per il capo a forma di T e per gli occhi situati all’apice dei due prolungamenti laterali; può raggiungere i 5 m di lunghezza e i 3 quintali di peso; vive a profondità notevoli nei mari tropicali, e anche, ma è poco frequente, nel Mediterraneo. b. Uccello martello, nome dato alle varie specie di uccelli della famiglia scopidi, per la vaga rassomiglianza dell’insieme testa e collo con un martello. 7. Usi fig. a. lett. Causa di sofferenza, di tormento, di tribolazione, o motivo di ansia, di preoccupazione assillante: al dolore, al rancore, alla rabbia, si aggiungeva ora il m. della gelosia (Manzoni); il pensiero della sua lontananza è un m. continuo (I. Nievo). Con sign. simile nelle locuz. ant. avere martello di qualche cosa, o prendere, ricevere martello da, e darsi martello per qualche cosa, crucciarsene, averne dispiacere, esserne tormentato o preoccupato: egli ha martello de la mia partita, e ... qui è stato un suo gentiluomo a posta, acciocch’io me ne ritornassi con lui (T. Tasso); analogam., dare martello a qualcuno, procurargli cruccio, tormento, apprensione. b. ant. Mezzo, strumento di lotta, di opposizione accanita, di repressione o di oppressione, e anche l’azione, l’attività tendente a combattere, a reprimere, a opprimere. Più spesso, riferito a persona che svolge o ha svolto tale funzione: m. degli eretici, epiteto attribuito, per antonomasia, a s. Agostino, e poi a s. Antonio da Padova e a s. Tommaso d’Aquino; si millantò m. dei liberali ... e uomo di fiducia del governo austriaco (Bacchelli). c. ant. Reggere, stare a martello, propr. resistere alla forza delle martellate, e quindi, fig., resistere alla prova o alla confutazione, risultare valido: degli esempi del Vocabolario allegati l’unico che stia a martello è quello di Dante (V. Monti); più spesso in frasi negative, non reggere a martello, cedere, risultare insostenibile, essere facilmente confutabile e sim.: pensieri che sembrano arguti, ma in sostanza son vani, perché non reggono, come si suol dire, a martello (Corticelli). Con accezione affine: se le femine fossero d’ariento, elle non varrebbon denaio, per ciò che niuna se ne terrebbe a martello (Boccaccio), nessuna resisterebbe alle insistenze, ma finirebbe col cedere. ◆ Dim. martellétto, martellino (anche martellina f.), tutti con sign. particolari (v. le singole voci); spreg. martellùccio; accr. martellóne; pegg. martellàccio.