masticare
v. tr. [lat. tardo masticare, dal gr. μαστιχάω] (io màstico, tu màstichi, ecc.). – 1. a. Schiacciare, triturare il cibo tra i denti prima di inghiottirlo (v. masticazione): m. un pezzo di carne; m. a lungo; non inghiottire senza aver bene masticato; pillola da deglutire senza m., nelle istruzioni farmaceutiche. b. Per estens., anche con riferimento a sostanze non alimentari, che non s’inghiottiscono ma si rimuovono e schiacciano fra i denti per gusto, capriccio, abitudine e sim.: m. tabacco; m. una gomma americana; m. un filo d’erba, di paglia; m. la briglia, del cavallo che morde la briglia e fa bava. 2. fig. a. Borbottare, mormorare a bassa voce e in modo incomprensibile: m. scongiuri; m. bestemmie, bestemmiare tra sé; m. salmi o paternostri; m. le parole tra i denti, pronunciarle in maniera non intelligibile; m. delle scuse, scusarsi con frasi incomplete, pronunciate in modo poco chiaro e senza convinzione. b. In usi fam. e scherz.: m. bene (o male) una lingua, essere capace di esprimersi in essa più o meno bene; quindi: m. un po’ di russo; d’inglese ne mastica poco. c. Con altro sign., m. male, m. amaro, m. veleno, provare una forte stizza repressa; m. male un’impostazione, un rifiuto, ecc., o assol. masticarla male, accettare di malavoglia, conservandone stizza e risentimento. d. non com. Ripensare a una cosa, rimeditarla (più com. rimasticare, ruminare): masticava fra sé il significato di quelle parole, di quell’affermazione; masticando e assaporando la soddisfazione che aveva ricevuta, si stupiva di trovarci così poco sugo (Manzoni). ◆ Part. pass. masticato, anche come agg., di cibo, o altro, sottoposto a masticazione: qualche lacrima gli cola per le guance e lui la inghiotte assieme al pane masticato (I. Calvino); risputare il tabacco masticato; in senso fig., meditato, sottoposto a matura riflessione, o assimilato: parole, verità, lezioni ben masticate, poco o male masticate.