matrice
s. f. [dal lat. matrix -icis «madre; utero»]. – 1. a. Sinon. non com. di madre, soltanto nell’espressione merid. chiesa m., o assol. matrice, lo stesso che chiesa madre (v. madre). b. Sinon. letter. di utero, di uso com. nel linguaggio anatomico medievale e rinascimentale: A noi larve d’Italia, Mummie dalla matrice, È becchino la balia, Anzi la levatrice (Giusti). c. In senso fig., ciò che costituisce l’origine, la causa fondamentale, l’elemento ispiratore, e sim., di un fatto o di un avvenimento: m. culturale, storica; ricercare la m. politica di un delitto; l’insurrezione ebbe la sua m. nel malessere sociale dell’epoca. La parola è inoltre viva, con accezioni derivate dai sign. fondamentali, negli usi tecnici seguenti, in alcuni dei quali si alterna con madre. 2. a. In biologia, sistema colloidale costituito da una fase continua, di solito allo stato di gel, e da una discontinua, di strutture macromolecolari: m. mitocondriale, quella che si trova nella camera interna del mitocondrio. b. In anatomia: m. dell’unghia, ammasso di cellule epiteliali che si osserva in corrispondenza della radice dell’unghia, alla cui attività si deve la formazione dell’unghia stessa; m. del pelo, la porzione della radice, costituita da agglomerati di cellule, che rappresenta il punto di formazione del pelo. 3. a. In mineralogia, m. di un minerale, di un cristallo, la massa rocciosa che include un minerale, un cristallo. b. In sedimentologia, insieme dei clasti a granulometria più fine compresi tra i granuli di maggiori dimensioni in un sedimento clastico. c. In metallografia, la fase o la struttura preponderante nella quale risultano dispersi o immersi uno o più costituenti strutturali; per es., aree di perlite in una m. ferritica. 4. Nelle arti grafiche: a. Blocchetto di rame, nichel, ecc., recante in incavo l’impronta di una lettera o fregio, che costituisce la base di una formatura in cui si cola la lega fusa, ottenendo, dopo solidificazione, il carattere tipografico recante in rilievo il segno grafico (lettera, numero o segno). b. Nome generico delle forme da cui si ricavano, su carta o altro materiale, diverse impressioni uguali (per es., i flani di stereotipia, le incisioni in rame o in zinco, le pagine stesse della composizione tipografica). c. Foglio di carta o di altro materiale, generalm. patinato o ricoperto di cera o di paraffina, su cui, con macchina per scrivere o con appositi pennini, si incidono testi scritti e disegni, riproducibili poi in un certo numero di copie mediante ciclostile o altro duplicatore. 5. Nome generico di ogni tipo di stampo che, avendo ricevuto una data forma negativa in cavo o in rilievo, consente di riprodurre mediante pressione la stessa impronta, in positivo, su un apposito materiale: la m. di una medaglia, di una moneta (sinon., in questi casi, di conio), le m. di piccole terracotte in bassorilievo, le m. dei dischi fonografici, ecc. In partic., nella tecnologia meccanica, elemento metallico, generalmente fisso, che, nelle operazioni di imbutitura, trafilatura, estrusione, ecc., porta la forma da dare al materiale in lavorazione. 6. Modulo (anche madre), dal quale viene staccato un altro modulo (figlia), avente spesso valore di un titolo di credito o di documento, nel quale sono riprodotte in tutto o in parte le medesime indicazioni; m. di un assegno, tagliando dal quale viene staccato il titolo all’atto dell’emissione, e che, fornito di tutti gli estremi dell’assegno stesso, rimane in possesso del correntista o della banca emittente. 7. a. In matematica e nelle sue applicazioni, tabella rettangolare di simboli (detti elementi della m.), di solito rappresentativi di numeri reali o complessi, disposti per righe e per colonne (righe e colonne della m.) e denotati da una lettera affetta da due indici (indice di riga e indice di colonna) tali per cui l’elemento che si trova nella m-esima riga e nella n-esima colonna viene scritto amn. In partic.: m. quadrata, quella in cui il numero delle righe è uguale al numero delle colonne; m. diagonale, matrice quadrata in cui sono nulli tutti gli elementi con indici diversi tra loro (cioè gli elementi non giacenti sulla diagonale principale); m. identità (o m. unità), matrice diagonale i cui elementi sono uguali all’unità; m. nulla, quella che ha tutti gli elementi nulli; m. simmetrica, matrice quadrata in cui gli elementi simmetrici rispetto alla diagonale principale sono uguali tra loro (amn = anm); m. antisimmetrica (o m. emisimmetrica), matrice quadrata in cui gli elementi simmetrici hanno valori opposti (amn = - anm); m. trasposta di una matrice data, quella che si ottiene dalla matrice data scambiando le righe con le colonne. Le matrici trovano applicazione in molti rami della matematica (per es. nella teoria delle equazioni lineari) in quanto permettono di esprimere in forma compatta alcune proprietà o di eseguire certi tipi di calcoli che in altre forme riuscirebbero particolarmente gravosi. b. Per analogia, nelle stampanti elettroniche, m. di stampa ad aghi, tipo di testina di stampa contenente un reticolo di aghi retrattili disposti a matrice e identificati ciascuno da una coppia di indici: ogni carattere da stampare è ottenuto con la pressione simultanea, sul nastro di stampa, di alcuni soltanto di tali aghi, secondo una configurazione predisposta nella memoria della stampante o definita direttamente dal calcolatore cui questa è collegata. 8. In logica matematica: a. Espressione priva di quantificatori contraddistinta da un punto esclamativo collocato subito dopo di essa; più precisamente, data una espressione predicativa in forma normale prenessa, la matrice è ciò che resta dell’espressione se si cancella il prefisso. b. Nome dato talvolta alle tavole di verità (v. tavola, n. 4 b).